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Dietro la foglia di fico c’è lo zampino della censura!

La foglia di fico: un pezzetto di fogliame che ha riparato la vista dei timorati di Dio dai pericoli dei genitali di figure bibliche e sculture di nudi per secoli.

È ormai una pianta sinonimo di peccato, sesso e… censura. Questo, per larga parte, lo dobbiamo alla storia dell’arte.

L’arte – un reame popolato da creazioni spesso tacciate di essere trasgressive, controverse o taboo –, si è scontrata spesso contro gli standard della decenza e del buon gusto dettati dalla religione, dalla morale o dal potere politico contro quella libertà di espressione che è il nutrimento di ogni forma di creatività.

Nel corso della storia, innumerevoli pezzi d’arte sono stati alterati o cancellati per il loro contenuto ritenuto “inaccettabile” ma, nonostante ciò, la comunità artistica continua a spingere il confine di ciò che viene ritenuto offensivo nell’immagine e nei contenuti, andando da chi ha dipinto una vulva con dovizia di particolari a chi ha ricreato uno “zoo umano” del XIX secolo. 

Il discorso sulla censura è quanto mai attuale, ed è stato riproposto in tutta la sua crudezza nel 2015, dopo i tragici fatti francesi che hanno coinvolto la redazione di Charlie Hebdo, quando il fronte dei giornali e periodici si spaccò: una parte riportando le vignette del giornale satirico, ma censurate, ed una parte riproponendole in tutta la loro dissacrante integrità contro la stessa censura che l’attentato voleva imporre.

Ma vediamo alcuni dei più incredibili interventi di censura, dal ‘500 ad oggi:

1565: Il Giudizio Universale, Michelangelo

Sembra incredibile, ma l’affresco che ricopre il soffitto della Cappella Sistina, il Tempio della Cristianità, non ha avuto una nascita facile. Fu infatti ritenuto empio ed immorale da diversi esponenti di spicco della fede cattolica, compreso Papa Pio IV, fino al punto da commissionare ad uno studente di Michelangelo, Daniele da Volterra, la copertura di tutte le figure di nudo all’interno del dipinto con vestimenti e foglie di fico. Lavoro, questo, che gli valse il soprannome di Braghettone.

1866: L’origine del Mondo, Gustave Courbet

Il dipinto di Courbet fu talmente scandaloso da rappresentare un vero e proprio simbolo dell’arte costretta alla censura: sulla tela è rappresentata, in tutto il suo naturalistico splendore, l’origine del mondo, e cioè il ritratto ravvicinato di una vulva. Commissionatogli da un diplomatico turco, si dice potesse essere ammirato solo attraverso una tenda. Il dipinto non fu ammesso alla pubblica esposizione fino al 1995, e tutta la sua storia fino a quel momento rimane avvolta nel mistero. D’altronde, pare sia ancora troppo scandaloso per Facebook, che l’ha censurato nel 2011.

1989: The perfect moment, Robert Mapplethorpe

Non un’opera, ma un’intera mostra è quella che fu censurata al fotografo americano Robert Mapplethorpe nel 1989. Le immagini esposte rappresentavano scene omosessuali molto esplicite, spingendo al massimo – e, infine, riuscendo a spazzare via – il confine ultimo della libertà d’espressione negli Stati Uniti. La mostra, programmata alla Corcoran Gallery of Art di Washington D.C., fu cancellata ancora prima dell’opening; nel 2013, tuttavia, le foto furono finalmente esposte in uno show commemorativo intitolato Saints and sinners.

2014: Sunflower’s seeds, Ai Wei Wei

L’attivista e artista cinese Ai Wei Wei avrebbe dovuto esporre i suoi semi di girasole di porcellana in una mostra per i quindici anni del Chinese Contemporary Art Awards, nel 2014. E perché mai non avrebbe dovuto, vien da chiedersi, siccome ne era stato uno dei fondatori e per tre volte giudice?

Eppure, a causa di pressioni del governo cinese – contro il quale Ai si è sempre espresso attraverso la sua arte e la sua vita – non sono la sua esibizione fu tagliata, ma il suo nome fu cancellato dalla lista di passati vincitori del premio e giurati.

La battaglia contro la censura va avanti e a volte si ha quasi l’impressione di averla vinta, eppure ancora nel 1995 la città di Gerusalemme rifiutò un regalo proveniente da Firenze: una replica del celeberrimo David di Michelangelo. I motivi non furono inizialmente resi noti, ma ciò che si sa è che dopo vari andirivieni il dono fu finalmente accettato… con l’aggiunta di una foglia di fico a coprire le vergogne della scultura!

Marzia Figliolia

Vedi anche: Combattere la censura con la beneficenza, l’iniziativa di Ceci n’est pas un blasphème

Marzia Figliolia

Ci sono tre categorie di persone che rischiano di finire sotto una macchina ad ogni incrocio: i distratti; quelli che hanno una melodia in testa e la testa tra le nuvole; quelli che pensano a cosa scrivere nella propria bio quando arriveranno a casa. Io appartengo a tutte e tre le categorie.

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