Olimpiadi Tokyo 2020: lo skateboard
Tutti almeno una volta hanno provato a stare in equilibrio su uno skate e tutti, almeno una volta, hanno sentito il bisogno di volare su quattro ruote.
Ma lo skateboard non è da sottovalutare.
Principalmente legato all’ambiente di strada e considerato un fenomeno sociale e stile di vita piuttosto che disciplina sportiva, finalmente con le Olimpiadi di Tokyo 2020, è stato definito uno sport a tutti gli effetti.
Esploso negli anni ’60 in California, lo skatebording, meglio conosciuto come skateboard, nasce come alternativa alla tavola da surf, con lo scopo di portare quel volteggio fuori dall’acqua e riuscire a farlo anche in assenza di onde.
Ma anche lo skateboard ha subito alti e bassi e le critiche erano dovute soprattutto alla sua pericolosità. I trick, ovvero gli esercizi che si compiono sulla tavola, hanno una certa difficoltà soprattutto se effettuati a un certo livello di bravura.
Nonostante tutto, negli anni ‘70 la cultura dello skate cominciò a mischiarsi col punk e la musica new wave e lo skateboard si diffuse tra i ragazzi di tutto il mondo, in molti casi anche come mezzo di trasporto.
A Tokyo 2020 i singoli skater si dividono tra le discipline Park e Street.
Nel primo caso, gli atleti affrontano difficoltà simili a quelle della strada, superando quindi muretti, pareti e panchine. Nel secondo caso invece, gli atleti dovranno affrontare curve e salite, fondamentali per saltare e dare vita a rotazioni e avvitamenti.
Illustrazione di Enza Galiano
Vedi anche: Olimpiadi Tokyo 2020: il ciclismo