Venezia, bellezza immortale da preservare
“Venezia! Esiste una città più ammirata, più celebrata, più cantata dai poeti, più desiderata dagli innamorati, più visitata e più illustre? Venezia! Esiste un nome nelle lingue umane che abbia fatto sognare più di questo?”
Con queste parole Guy de Maupassant descrive Venezia, città unica al mondo dalla delicata potente bellezza, che ha affascinato da sempre i viaggiatori di tutto il mondo, poeti e scrittori.
Resiste nel tempo il mito di questa città spettacolare che sembra come in un sogno sorgere dal mare, con la sua atmosfera incantata sospesa nel tempo, un unicum per la sua biodiversità e per le sue tecniche architettoniche, che va preservato.
La laguna di Venezia è stata eletta nel 1987 dall’UNESCO Patrimonio mondiale dell’umanità perchè considerato un “paesaggio culturale”, per la fusione perfetta tra uomo e natura, tra l’enorme patrimonio archeologico, storico e di tradizioni culturali costruito nel tempo dagli uomini sul fragile sistema della laguna con le sue isole ed i canali.
Recentemente Venezia insieme anche alla Toscana ed alla Sicilia è stata indicata tra le migliori cento destinazioni da visitare nella prestigiosa classifica World’s Greatest Place del Time.
Ed oggi 1 agosto è una giornata storica per questa città, dopo molte battaglie, finalmente il tanto discusso decreto legge che vieta alle grandi navi di transitare davanti a San Marco e sul Canale della Giudecca è entrato in vigore.
Il decreto approvato lo scorso 13 luglio dal Consiglio dei Ministri impedisce il passaggio a Venezia e in quei canali dichiarati di interesse culturale, a quelle navi che posseggono una stazza lorda di 25.000 tonnellate, lunghezza dello scafo a galleggiamento superiore a 180 metri, tiraggio aereo superiore a 35 metri ed il cui combustibile abbia un contenuto di zolfo pari o superiore a 0,1 per cento.
Le navi attraccheranno provvisoriamente al porto di Marghera e sono stati previsti fondi, circa 157 milioni, per tutte quelle attività che verranno lese da questo cambiamento e per la costruzione e il potenziamento di nuovi approdi.
La legge rimandata tante volte per interessi economici, è stata infine approvata poco prima della fatidica data del 16 luglio scorso, giorno in cui in Cina si è tenuta l’assemblea dell’Unesco, che avrebbe discusso se inserire Venezia nella cosiddetta “lista nera”, definendola sito a rischio.
Siamo felici che la legge sia arrivata ma bisogna dire che poteva arrivare prima.
L’Italia, che come sempre corre ai ripari in extremis, era stata ripresa molte volte dall’Unesco per la poca cura che aveva per la conservazione del fragile sito di Venezia, ma solo ora con la minaccia divenuta concreta di essere messa alla gogna davanti al mondo intero per la sua incuria e la poca lungimiranza, ha deciso di agire.
La città è afflitta anche da altri problemi altrettanto gravi quali le masse di turisti che assaltano la città, la speculazione edilizia, il Mose che solamente di recente è entrato in funzione, la cui costruzione ha impiegato anni ma non avendo la giusta manutenzione produce inquinamento nel sistema marino e le molte fabbriche sulla terraferma contribuiscono ad aumentare l’inquinamento nel sito.
I comitati No grandi navi sono anni che urlano quanto gravi siano i danni provocati dal passaggio di navi così grandi nella laguna, per i delicatissimi palazzi e l’inquinamento che colpisce le acque, la fauna e la flora.
Le grandi masse d’acqua spostate dalle navi, non solo quelle di grandi dimensioni, ledono la stabilità degli edifici storici poiché erodono progressivamente le fondamenta.
I palazzi di Venezia sono costruiti con una particolarissima tecnica, le fondamenta su cui poi veniva posata la pietra d’Istria, sono fatte di pali di legno spessi impiantati nel terreno della palude e conficcati in profondità fino a raggiungere il solido strato di argilla sottostante.
Questi pali, che provenivano dalle foreste del Friuli, di Treviso ed anche da Istria, erano quasi sempre di legno di quercia o di rovere, essendo conficcati in profondità non entrano in contatto con l’aria, ciò permette la conservazione nel corso del tempo ed evita la loro decomposizione.
Dalle fonti si sa che furono impiegati circa 12 mila pali in legno di olmo nel cinquecento, per costruire le fondamenta dello stupefacente Ponte di Rialto.
A questa legge auspichiamo ne seguano altre al fine di preservare questo gioiello, ed il nostro ricco patrimonio culturale.
Il ministro dei beni culturali Dario Franceschini ha definito questa giornata “storica” e che “ finalmente l’Italia volta pagina”.
Beatrice Gargiulo
Vedi anche: Casanova, il seduttore che non conquistò Venezia