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Acromatopsia: ti vedo, ma in bianco e nero

Vedere un mondo più sbiadito e meno colorato non è solo caratteristica dei cani.

Per molti di noi sembra quasi impossibile da immaginare, ma questo è proprio il mondo in cui vivono le persone affette da acromatopsia.

L’acromatopsia, chiamata anche distrofia dei coni – i coni sono i responsabili della visione diurna o in generale della luce e sono quindi coloro che permettono la distinzione per tre colori: blu, verde e rosso e per qualsiasi somma di questi – è un raro difetto ereditario della vista che si manifesta con cecità completa o incompleta ai colori, presente dalla nascita ma non degenerativo. 

La patologia non comporta solo una parziale o totale cecità ai colori ma è associata anche a una ridottissima acuità visiva, infatti per chi ne è portatore si presenta con un’estrema sensibilità alla luce e con il nistagmo, un movimento oscillatorio e involontario degli occhi, che crea grandi difficoltà nel momento in cui si cerca di fissare gli oggetti.

Purtroppo le persone affette da acromatopsia non possono praticare alcuno sport e neanche prendere la patente. L’uso del computer è consentito ma solo per poche ore al giorno e solo se vengono ingranditi i caratteri e le immagini.

Per l’acromatopsia, al giorno d’oggi, non esiste né una cura che consente di alleviare i sintomi né una che permette a chi ne soffre di riacquistare una percezione dei colori totale. Esistono però particolari occhiali o lenti utilizzabili per migliorare la percezione della luce, provando, in qualche modo, a vivere a colori comunque.

Vedi anche: Profondo rosso e altre sfumature d’ansia: da cosa nasce la cromofobia

La Redazione

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