I cinque “feat.” più imprevedibili di Iggy Pop
Quali sono le collaborazioni più bizzarre del re del punk?
Iggy Pop fa irruzione sulla scena musicale di Detroit con l’album The Stooges. Una granata in piena regola, per i canoni del 1969! L’esordio di Iggy incanta, travolge e stravolge l’universo dei figli dei fiori.
Con quel disco James Newell Osterberg Jr. – questo il suo vero nome – lancia una sfida personale ad un mondo solo relativamente pronto a comprenderlo ed apprezzarlo. La vincerà su tutti i fronti. E rigorosamente a torso nudo.
Circa dieci anni dopo, l’Iguana è diventato il paparino adottivo del punk ancor prima che il termine esistesse. Il punk, Iggy, lo inventa!
Con un curriculum come questo, dire che Iggy è una rock star è riduttivo: è una vera e propria divinità vivente. Artisti di tutto il mondo hanno sgomitato per lavorare con lui, e non solo in ambito musicale.
Le collaborazioni dell’Iguana iniziano negli anni ’60 e fioriscono ancora oggi. Attraverso di loro abbiamo una panoramica degli alti e bassi che hanno sperimentato il mondo del rock e del cinema nel corso dei decenni.
Ma viaggiare alla scoperta di questi intrecci artistici vuol dire essere pronti a tutto. E allora allacciate le cinture e aprite la mente, perché a condividere le luci di scena con il rocker allergico alle magliette sono stati personaggi davvero imprevedibili!
Andiamo per ordine e costruiamo una top five dei progetti più strani a cui ha preso parte il cantante degli Stooges:
- RESTARE VIVI. UN METODO: il documentario di Erik Lieshou vede Iggy nelle vesti di narratore del saggio poetico che Michel Houellebecq ha scritto sul rapporto tra arte e pazzia.
Nella pellicola, oltre alla partecipazione della rock star c’è quella di alcuni malati psichiatrici che raccontano le proprie toccanti esperienze personali di malattia e creatività. - I MORTI NON MUOIONO: il film di Jim Jarmusch del 2019 è una sorta di parodia dei classici film horror; i non-morti sono usati come metafora della mostruosità umana. Gli zombie infatti continuano a ripetere compulsivamente le proprie abitudini come se non potessero farne a meno neanche dopo essere trapassati. Nell’esercito di morti viventi figura anche il nostro rocker come essere assetato di caffè, oltre che di carne umana.
- IN THE DEATH CAR: il video della canzone di Goran Bregović si apre con Iggy Pop a casa propria che si presenta, seduto accanto ad una bambola gonfiabile e con ai piedi una foca giocattolo che si muove a scatti. Come se non bastasse, irrompe nell’inquadratura il gatto del padrone di casa, che pure viene presentato: finalmente ha inizio il brano folk balcanico a cui il cantante presta la voce.
- ET SI TU N’EXISTAIS PAS: la canzone del 1975 è stata musicata da Toto Cotugno. Il rocker di Detroit ha registrato il brano in francese nel 2012, nell’album Après. Se non ha scatenato l’apocalisse l’incontro musicale tra il re del punk e Toto Cotugno, probabilmente niente potrà mai farlo.
- I WANNA BE YOUR SLAVE: L’eco dell’influenza degli Stooges sui nostrani Måneskin è evidente già dal titolo che ricorda quello dell’indimenticabile singolo I wanna be your dog. La voce consumata di Iggy apre il brano nelle prime strofe per poi lasciare spazio a Damiano, il cui timbro vocale sembra esistere appositamente per la base su cui è adagiato. Per l’immortale “passenger” del punk, un passaggio del testimone generazionale. Un nuovo futuro, che piaccia o meno, per il mondo del rock.
Sara Picardi
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