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Illustre Feccia: i più grandi bestemmiatori sono i preti

La religione è oppressione, omofobia, misoginia, senso di colpa: i preti sono dei bestemmiatori di vita.

Illustre Feccia non fa sconti a niente e nessuno e in quest’intervista esce fuori il vero significato dei manifesti che hanno fatto parlare tutta Napoli.

Partiamo dal tuo nome: perché “Illustre Feccia”? Che cosa vuoi comunicare a chi legge questo nome senza sapere ancora per cosa combatti?

«Il senso di assurdo… la natura delle cose; un’ossessione per gli ossimori e le contraddizioni! Sia Feccia che Illustre, sia Sagace che Bischero, sia Lustro che Feticista: due contrari nella medesima cosa.»

Quello che sta succedendo a Napoli in questi ultimi giorni in concomitanza col festival di Ceci n’est pas une blasphème è eclatante e ha attirato l’attenzione di molte persone, non solo a Napoli o in Campania. Com’è nata quest’idea e perché proprio sottoforma di manifesti che ritraggono personaggi e pubblicità famose?

«L’idea è consueta nel nostro lavoro di Subvertising, ovvero sovvertire la propaganda del capitale con quella nostra, libertaria e anticlericale. È l’arte di fare parodia, un hackeraggio, un sabotaggio culturale, in inglese “culture jamming” delle pubblicità e dei sistemi di controllo.»

Questi manifesti hanno attirato anche molte critiche di chi pensa che si tratti di un’opera vergognosa. Cosa ne pensi tu? Ti aspettavi questa reazione?

«Mi aspettavo qualche articolo, ma non a questi livelli! Il lavoro di Ceffon ha fatto un botto enorme! È stata una vera bomba!»

Come hai reagito all’eliminazione di alcuni manifesti? Hai intenzione di affiggerne altri?

«Era abbastanza inevitabile… cerco spesso di trovare trucchi artistici/pubblicitari per mimetizzare i miei disegni. Ma sicuramente ne faremo degli altri… non ci siamo persi d’animo, anzi!»

Quale credi che sia il metodo più efficace per abbattere la censura religiosa in uno Stato che, fondamentalmente, è laico?

«Diffondere il più possibile queste azioni di hackeraggio pubblicitario. Continuare a produrre “contro-cultura” anticlericale e anarchica, organizzare molti più eventi a carattere blasfemo.»

Oltre a questi manifesti, hai in mente altre attività volte a sensibilizzare la gente su questa questione?

«No.»

Quanto pensi che sia importante, oggi, liberarsi da questo rapporto chiuso e bigotto che si ha con la religione?

«Per me è importantissimo liberarsi della religione. Il bigottismo è il risultato di quest’ultima.

La religione è oppressione, omofobia, patriarcato, senso di colpa. È contraffatta da ipocrisia, altruismo e misericordia. Parafrasando Nietzsche: il cristianesimo è un crimine contro la vita!»

Per concludere: abbattere la censura religiosa per te significa smettere di essere credenti o si può essere comunque credenti anche “bestemmiando”, ad esempio?

«Mah… continuare a credere agli zombi crocifissi e all’omini invisibili? Perché no?! – ride – Bestemmiandoli però. I più grandi bestemmiatori per me sono i preti: bestemmiano la vita!»

Anna Illiano

Foto di LSD/Luca Serafino Fotografo

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Anna Illiano

Anna Illiano (Napoli, 1998) è laureata in Lingue e Letterature euroamericane e si sta specializzando in editoria e giornalismo presso La Sapienza di Roma. Ha un blog personale “Il Giornale Libero” ed è articolista per il magazine La Testata. Dal 2021 collabora occasionalmente col giornale “il Post Scriptum”

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