Ma quindi com’è il corpo nei generi cinematografici?
Le immagini in movimento del corpo umano nella riproduzione cinematografica fu la principale attrazione per il pubblico di fine ‘800 e inizio ‘900.
Tuttavia, non dobbiamo pensare a un cinema delle origini che si limitasse a rappresentare il reale e, quindi, anche la percezione del corpo tradizionale; anzi, il cinema ci ha offerto un processo di scomposizione e ricomposizione del corpo umano rappresentato.
George Méliès, provenendo dal teatro e dai trucchi di scena, intravide nel cienema un mezzo attraverso il quale disarticolare il corpo umano nei modi più fantasiosi. Ad esempio, In “L’homme à la tete en caoutchouch” (1902), Méliès mette in scena la propria testa facendola ingrandire e rimpicciolire.
Il cinema era il punto di arrivo di una cultura principalmente visiva e destinata a modificare la percezione, oltre a quella dello spazio e del tempo, anche del corpo umano. Un’importanza fondamentale assume il volto umano, inteso come il mezzo attraverso cui trasmettere le emozioni dallo schermo allo spettatore.
Il primo piano illude di portare in superficie, mediante lo sguardo, le varie espressioni del volto, tutto quello che si cela nella mente del personaggio. Il primo piano ha mantenuto un’importanza sorprendente, basti pensare al ruolo che ricopre nelle serie televisive e nelle soap opera. Nel cosiddetto pre-cinema Eadweard Muybridge e Jules Marey hanno realizzato studi sul corpo in movimento con il metodo della crono-fotografia.
Inoltre si sono sviluppate ricerche sulle riprese di filmati neuropatologici realizzati da medici di inizio ‘900: il professore di Neurologia Camillo Negro filmò i suoi pazienti tra il 1906 e il 1908, con l’aiuto dei pionieri del cinema italiano Arturo Ambrosio e Roberto Omegna. Lo scopo era quello di archiviare, grazie al nuovo mezzo, disturbi e sintomi neurologici che la fotografia non poteva evidenziare.
Oggi è possibile operare una distinzione funzionale del corpo a seconda dei differenti generi in cui opera. Nei film d’azione i momenti di suspance, inseguimento, lotta, rischio della vita suscitano nel corpo umano dei micro-movimenti: tensione muscolare, rapidità oculare, sudorazione delle mani; così, il corpo che partecipa all’azione si distingue da una massa di altri corpi destinati alla rovina, alla morte o semplicemente all’insuccesso.
Il prototipo è quello di James Bond. Egli si è misurato con ogni tipo di minaccia, ogni genere di nemico, ogni cataclisma naturale ed è sempre sopravvissuto. Bond è un eroe atipico, poiché sovrasta l’oppositore grazie all’astuzia e alla lungimiranza.
Bisogna ricordare che esiste anche il rovescio del corpo atletico, ovvero il corpo burlesco. Il cinema comico celebra il corpo che, iconograficamente, è perdente e sfortunato. Invece che piegare il mondo al proprio volere e alla propria forza fisica, il corpo comico ne è piegato, patisce la rivolta degli oggetti.
In Tempi moderni (1936) Charlot non si integra alla catena di montaggio e rimane incastrato tra gli ingranaggi. In Chaplin lavoro e quotidianità sono spesso chiamati a rispondere alle disumane condizioni imposte dal progresso e dall’automazione.
Chaplin mette al centro del discorso il corpo, attraverso il quale riesce a produrre messaggi universali senza mai sfociare nella dimensione pedagogica o didascalica. Benigni in La vita è bella ridicolizza la lezione scolastica di antropologia ariana facendo uno spogliarello, delegando il suo corpo grottesco a smentire le teorie della superiorità della razza.
Nei film il corpo può perire, può mostrare i segni della malattia e della passione. Proprio il melodramma ruota spesso intorno alle tragedie del corpo.
Questa tipologia di cinema provoca la reazione del pianto nello spettatore attraverso diversi espedienti: le malattie, i lutti, le gravidanze indesiderate, attrazioni fisiche proibite, ma accade anche che il melodramma possa sfociare inevitabilmente nell’orrore.
Esistono melodrammi dove la malattia assume aspetti mostruosi oppure grandi horror con elementi melodrammatici. Il corpo orrifico, a differenza del melodramma, prevede una catastrofe del corpo, una sua deformazione, uno smembramento. Le varie parti del corpo diventano anomale e separabili, così l’unità dell’essere viene continuamente messa a rischio: il vero mostro è il corpo rovesciato.
Importante è la fase in cui il cinema ha enfatizzato molte volte il ruolo riproduttivo della realtà e del tempo, infatti la promessa di verità del cinema realista ruota intorno anche all’autenticità del corpo: il corpo come testimone.
L’enfasi sul reale viene data per esempio attraverso il ricorso ad attori presi per strada. Non si tratta di attori professionisti, ma di gente comune con il proprio corpo, il proprio volto e senza una preparazione specifica, ma il realismo del corpo non deve per forza muoversi all’interno di contesti sensibili alla vocazione verista.
Quando Robert De Niro ingrassò trenta chili per il film Toro scatenato lo fece in nome dell’autenticità: il suo lavoro sul corpo reale deve essere riconosciuto dal pubblico, indipendentemente dal fatto che il film sia antirealista. Inoltre, ci sono i cosiddetti “corpi sociali” presentati nei documentari.
Nella storia del documentario vi sono vari casi che interessano il tema del corpo e della sua rappresentazione. Il documentario ha il merito di raccontare soggetti e corpi spesso ignorati o stereotipati dalla finzione cinematografica.
Ciò che risalta è che il corpo nel documentario è il contrario di quelli rappresentato nei generi, perchè deve sfuggire ad ogni tipo di codificazione narrativa.
Interessante è il corpo fantastico, non a caso, Un chien andalou (1928), di Luis Buñuel e Salvador Dalì, è uno dei manifesti del surrealismo cinematografico. Vediamo un uomo che taglia la pupilla di un occhio con un rasoio oppure la scena delle formiche.
Dall’esempio di questa sequenza possiamo capire come le avanguardie abbiano rivoluzionato, oltre che le arti in generale, la rappresentazione del corpo. Nelle avanguardie vediamo un vero e proprio assalto al corpo, alla sua normalità, anatomia e rappresentazione accettata. Nell’ ambito futurista si vuole rappresentare un superamento dell’arte attraverso la scrupolosa meccanizzazione del corpo.
Oggi domina il corpo nel cinema di fantascienza: corpi artificiali, robot, alieni, attraverso cui questo tipo di cinema vuole enfatizzare l’incontro tra il corpo e la macchina, generando una fusione dai connotati molti fantasiosi.
In ogni caso, il corpo fantastico o immaginario induce ad un’analisi del presente, delle nostre percezioni dell’identità, della società e dei nostri modelli di pensiero.
Marianna Allocca