È misofonia, non antipatia
Vi è mai capitato di dover chiedere a qualcuno di smettere di ripetere un determinato suono? O di avanzare la richiesta di silenziare un altro?
Quel qualcuno spesso non comprende che dietro tale richiesta non c’è la volontà di imporsi e di dar fastidio. E quindi la conseguenza è che si rischia di passare semplicemente per antipatici.
La realtà dei fatti è che chi chiede di interrompere un rumore, labile o forte che sia, lo fa perché quest’ultimo gli fa scattare involontariamente una reazione negativa, e quel suono diventa quindi per lui intollerabile.
Si tratta perciò di misofonia, vale a dire di una forma di scarsa tolleranza a determinati suoni.
Questi ultimi cambiano da soggetto a soggetto, provocando nell’individuo in questione fastidio, rabbia, ansia o finanche panico.
Russamento, masticazione, ticchettio degli orologi, musica, suoni ripetuti emessi dal corpo, rumore di animali in sottofondo. Qualsiasi cosa può suscitare scatti non voluti in colui il quale è affetto da misofonia.
Foto copertina di Giovanna Iengo
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