Perché quando c’è caos diciamo che è tutto un “ambaradan”?
L’origine di questa parola, che indica qualcosa di disordinato, un gran guazzabuglio, è meno scherzosa di quanto si possa pensare.
Probabilmente in pochi sanno che la parola “ambaradan” deriva da un massiccio montuoso etiope, chiamato Amba Aradam.
Fu qui che si svolse una delle battaglie più cruenti della Guerra d’Etiopia: il 15 febbraio del 1936, in piena fase d’espansionismo coloniale, il Regno d’Italia cercò di piegare definitivamente l’esercito locale.
Lo fece, però, violando la Convenzione di Ginevra del 1928, con l’utilizzo di armi chimiche. La scelta operata dal generale Badoglio fece una strage di civili. Si decise, inoltre, di assoldare mercenari locali, che però cominciarono a cambiare fazione in base alla cifra offerta. Questa situazione generò un “ambaradan”, espressione che fu diffusa probabilmente proprio dai reduci italiani, memori di quella battaglia così caotica.
Dunque, nonostante l’impiego scherzoso che spesso se ne fa, l’evento storico che ha generato questo modo di dire è legato ad una pagina nera della nostra storia, macchiata per sempre dalla colpa di un genocidio ai danni del popolo etiope.
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