“Questa è la mia guerra” di Chiara Mansi
Quando si parla di adolescenti, si tende sempre a minimizzare i loro problemi o a considerarli abbastanza normali perché si è in un’età particolare in cui si vivono molteplici emozioni in conflitto tra loro.
Ma i problemi possono esserci eccome e questo libro dal titolo Questa è la mia guerra affronta delle problematiche molte diffuse tra i giovani, come quelle legate ai disturbi alimentari.
Si tratta di un libro autobiografico scritto da una giovane ragazza di soli vent’anni, Chiara Mansi, che ha deciso di raccontare la sua situazione, quello che ha vissuto, per poter dare una mano a tutti coloro che stanno affrontando quello che ha affrontato lei, che stanno attraversando un periodo buio.
Con uno stile molto scorrevole e attraverso un lessico semplice e preciso, le sue parole arrivano dritto al cuore e ci permettono quasi di toccare con mano quella che è la sua mente, il suo cuore, di poter entrare nella sua vita e camminare con essa, sentirci quindi in empatia con lei e portandoci a riflettere.
Troppe volte si è impegnati nel cercare di lottare contro se stessi, di sforzarsi di essere diversi da ciò che si è e quindi di fingere, ma Chiara ci dice che la vera bellezza risiede in ognuno di noi, nella nostra unicità e che bisogna smettere di vedersi come nemici, ma di apprezzare quello che la vita ci ha donato e di viverla appieno!
Soprattutto, ci dà coraggio per affrontare qualsiasi tipo di battaglia, perché “dopo la tempesta, c’è sempre l’arcobaleno”.
Il libro, pertanto, racconta la malattia di Chiara, le sue ansie che gravitano attorno a numeri a cui aspirare e quindi a quante calorie dovrebbe mangiare, a quante bruciare. La sua vita oscilla tra paranoie, complessi, ambulanze, terapie, paure, psichiatri, psicologi, dottori. E sentirsi in colpa perché si mangia e quindi non mangiare più, vomitare, tagliarsi le vene, continuando così in questo loop che sembra essere infinito.
Avvertire la necessità di avere sempre bisogno di qualcuno che ti aiuti e nello stesso tempo, credere che le persone ti possano abbandonare da un momento all’altro, sentirsi i responsabili dei loro mutamenti d’umore e non dormire la notte per cercare di interpretare i gesti di tutti.
Essere in bilico tra la felicità e la voglia di sprofondare, di morire.
O tutto o niente. O bianco o nero.
E arrivare ad aggrapparsi alla propria malattia, all’anoressia, per crearsi una gabbia in cui essere paradossalmente protetti dal mondo esterno, dalla socialità, dalle persone, dalla vita.
La malattia come rifugio ma anche come nemica.
Anni di sacrifici, di piccole rivincite, di ricadute.
E capire che è importante sì chiedere aiuto, ma soprattutto essere consci che la forza la si deve trovare da dentro. Essere caparbia nell’affrontare ogni cedimento, ogni abbattimento e allontanarsi dal proprio “Wonderwall” per abbandonarsi alla libertà, la libertà di essere se stessi ed accettarsi con pregi e difetti.
Chiara ce l’ha fatta e tutti ce la possiamo fare.
E noi ci crediamo!
Alessandra Liccardi
Vedi anche: Con il sogno della trap contro il mostro dell’anoressia, storia di OncetheKllr