Angela Merkel, una leader di cui sentiremo la mancanza
Le elezioni in Germania del 26 settembre di quest’anno hanno decretato la fine di un’era.
Angela Merkel prima cancelliera donna, al governo per 16 anni, non sarà più alla guida del Bundestag tedesco.
Definita da Time nel 2015 “cancelliera di un mondo libero”, tracciamo la sua carismatica storia.
Laureata in fisica presso l’università di Lipsia e con un dottorato con tesi sulla chimica fisica, nel 1989 comincia la sua carriera politica aderendo al partito Risveglio Democratico.
Nelle elezioni del 1990 fu eletta al parlamento e aderì al partito con cui poi ha svolto la sua intera carriera politica, la CDU, l’Unione Cristiano-Democratica.
Divenuta più volte Ministro per le Donne e i Giovani e per l’Ambiente, fu la favorita di Helmut Kohl, storico leader della CDU, considerato da molti uno dei più importanti politici del Novecento. Anch’egli rimasto in carica come Cancelliere per sedici anni, diede un forte contributo alla Riunificazione della Germania dopo la caduta del muro di Berlino.
Nel 1998 Angela Merkel fu nominata Segretario Generale della CDU, la sua notorietà crebbe notevolmente ed avviò una ristrutturazione del partito dopo Kohl, arrivando nel 2000 ad essere eletta alla guida del partito.
Tra il 2000 e il 2005, giunta all’opposizione, si impegnò attivamente puntando su una vasta serie di riforme del lavoro e dell’economia, inoltre rinsaldò i rapporti tra Germania e Stati Uniti.
Nel 2005 vinse le elezioni federali e divenne la prima donna ad ottenere la nomina di Cancelliere, ruolo che ha conservato fino ad oggi.
Considerata nel 2020, per il decimo anno consecutivo, al primo posto nella classifica delle 100 donne più potenti della terra, dalla prestigiosa rivista di economia americana Forbes, nel suo lungo mandato ha affrontato notevoli problematiche e cambiamenti con grande abilità.
La sua politica di attenzione al bilancio dello stato contenendo il debito pubblico, le riforme del lavoro volte a ridurre la disoccupazione unite all’aumento delle esportazioni, hanno mantenuto in questi anni forte il sistema economico della Germania, tanto che il 70 % dei tedeschi sostiene di essere soddisfatto della propria situazione economica, come riporta Time.
Molte sono state le critiche per il rigore imposto negli anni più bui della forte crisi economica scatenatasi nel 2008, che hanno spesso generato contrasti con i paesi più a rischio, le cui finanze pubbliche erano maggiormente dissestate.
La gestione dell’immigrazione ha anch’essa generato critiche, in particolare nel suo stesso paese, per la linea di apertura all’ immigrazione che con coraggio e ammirazione decise di attuare per salvaguardare le vite di più di un milione di profughi che trovarono rifugio in Germania e che portò notevole manodopera al paese.
Quella che oggi la Merkel lascia, in un’epoca difficile, scossa dalla crisi generata dalla pandemia, è un’Europa che ha ancora da combattere e lavorare sui diritti e sulla parità di genere, sui cambiamenti climatici per salvaguardare la Terra ma che sicuramente sentirà la mancanza della sua forte leadership.
Beatrice Gargiulo
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