“Ceci n’est pas un blasphème”, il resoconto di un festival che non si ferma
Il 30 settembre si è conclusa la prima edizione del festival contro la censura religiosa e, ad oggi, Ceci n’est pas un blasphème lascia una traccia ben visibile.
Il festival, tenutosi a Napoli, ha riscosso un enorme successo, grazie ad una mostra allestita coi fiocchi il cui scopo è ben chiaro: combattere la censura religiosa che da sempre si abbatte su tutte le forme di arte.
Molte sono state le personalità di artisti che hanno mostrato al pubblico le loro opere dal forte valore simbolico e di denuncia. Tra questi, impossibile non citare Abel Azcona, artista di fama internazionale che, purtroppo, ha dovuto veder censurata la sua performance finale, della quale è stato impedito lo svolgimento.
Nonostante ciò, il suo successo, il successo dei messaggi che diffonde l’arte di Abel Azcona non si ferma: l’artista, infatti, realizzerà una mostra online che tratterà degli eventi riguardanti la sua opera durante il festival.
È in arrivo, inoltre, un bilancio generale da parte della direzione artistica e organizzativa, guidata da Emanuela Marmo. Come si legge dal comunicato stampa, questo è «un dovuto atto di trasparenza nei confronti di quanti e quante ne abbiano sostenuto la realizzazione attraverso le donazioni spontanee, la partecipazione alla campagna di crowdfunding e le sottoscrizioni libere nel corso degli appuntamenti».
I numeri che ci arrivano sono tutt’altro che negativi: si calcola pressappoco un ingresso totale di 5.700€, comprensivi di spese di allestimento, ospitalità, logistica e stampa. Gli oltre 800€ restanti sono stati interamente devoluti ad organizzazioni che hanno come obiettivo quello di difendere, a livello mondiale, tutte le persone perseguitate per motivi religiosi.
L’organizzazione, inoltre, ci tiene a precisare che «tutti i partecipanti al festival, sia del cast artistico che dello staff organizzativo, hanno prestato la loro professionalità gratuitamente».
Tutto all’insegna di un obiettivo comune. I partecipanti, infatti, hanno sposato tutti la causa per cui si schiera Ceci n’est pas un blasphème e hanno spontaneamente deciso di intraprendere un viaggio – per chi non fosse della Campania, come Dirana snc che ha sponsorizzato gli YouTuber animatori del canale WannaBeBuddha di Milano – affrontandone i dovuti costi solo per poter sostenere la manifestazione.
Un festival che sicuramente è stato soddisfacente: data la sua natura autofinanziata e non beneficiaria di patrocini economici pubblici, il festival si è retto solo ed esclusivamente grazie all’impegno e al sostegno «di quanti hanno deciso di dedicare tempo e risorse alla causa».
Il tutto senza mai perdere di vista i numerosi imprevisti che sono sempre lì in agguato a far saltare i piani. A questo proposito viene menzionata la direzione del Lanificio25 che non ha più potuto garantire la donazione promessa, in quanto ha ritenuto «particolarmente onerosa la messa a disposizione dei locali per lo svolgimento degli spettacoli», nonostante la buona riuscita del concerto di Porfirio Rubiros & His Band e, inoltre, il sold-out della stand-up comedy.
Nonostante ciò, però, gli organizzatori comunicano di aver provveduto autonomamente a garantire la suddetta donazione e ci tengono a ringraziare, a tal proposito, la Ciurma Pastafariana.
Non arrivano, purtroppo, solo buone notizie. È terribile, infatti, la notizia relativa all’Immaculata Conceptio in Vitro, opera dell’artista di subvertising DoubleWhy. L’opera in questione è stata trafugata e la scatola che la conteneva era stata ricomposta ad arte, con tanto di scotch di protezione, al punto da farla sembrare perfettamente integra. È stato solo dopo aver aperto l’imballaggio che ci si è resi conto che, nella scatola, oltre a una montagna di polistirolo, a un’aureola dorata e alla targhetta dell’opera, non c’era assolutamente nulla.
L’ipotesi è che il furto si sia consumato durante le operazioni di smontaggio e/o trasporto. È probabile, inoltre, che si tratti di un’operazione mirata, in quanto è stata l’unica opera a cui è spettata questa sorte.
Gli organizzatori, dopo aver sporto denuncia, comunicano le caratteristiche generali dell’opera («Il complesso scultoreo è in resina, realizzato in stampa digitale 3D, montato su una base rotante e sormontato da arco a neon. L’opera ha un diametro di circa 10 cm ed è alta circa 30 cm») ed esortano chiunque fosse a conoscenza di dettagli, particolari, o che abbia addirittura visto l’opera presso altre sedi, di segnalarlo subito.
Una manifestazione importante, con opere, temi, artisti e sostenitori altrettanto importanti, che non si fermano di fronte alle avversità e che trovano il sostegno di diverse persone che credono fermamente nell’importanza della causa.
Non perdere la nostra gallery fotografica relativa al finissage del Festival!
Anna Illiano
Foto di Giovanni Allocca