Dostoevskij: 5 curiosità sul grande scrittore russo
Le “memorie del sottosuolo” che hanno generato i suoi indimenticabili personaggi
Nel novembre 2021 festeggiamo il bicentenario della nascita di Fëdor Dostoevskij.
Lo scrittore è considerato, insieme a Tolstoj, il più grande esponente della letteratura russa.
In questo articolo racconteremo alcune indiscrezioni biografiche che sono state fonte di ispirazione per i suoi capolavori come Le notti bianche, L’Idiota, Delitto e castigo e Memorie dal sottosuolo.
Il termine sottosuolo è usato in più opere dallo scrittore per descrivere un luogo interiore dove si muovono i più bassi istinti umani, quello che Freud definirà, anni più tardi, con il termine Es.
Ed è dalle profondità inconsce e ribollenti dell’animo di Dostoevskij che emergono personaggi tormentati e affascinanti, come Raskolnikov, il protagonista di Delitto e Castigo o Nikolaj Stavrogin, il personaggio anarchico e nichilista de I demoni, che a dire dell’autore, si è imposto come protagonista, quasi contro la sua volontà, man mano che il romanzo veniva scritto.
Pur provenendo da una famiglia agiata, Dostoevskij ha avuto una vita particolarmente travagliata che ha indubbiamente influito sulle sue ispirazioni:
- La condanna a morte e i lavori forzati: per avere occasioni di incontro con altri intellettuali di Pietroburgo, il giovane Fëdor si unì a un gruppo anti-zarista chiamato Circolo di Petrasevskij. Dagli incontri nacque una stamperia clandestina propagandistica e la polizia colse il pretesto per fare irruzione e arrestare i giovani membri del circolo che saranno condannati a morte. Miracolosamente, quando i condannati giungono al patibolo, la pena venne commutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia. Dostoevskij racconta la drammatica esperienza della detenzione in Memorie dalla casa dei morti attraverso il narratore immaginario Aleksàndr Petrovic.
- Il rapporto con la carta e la calligrafia: lo scrittore era un eccellente calligrafo e un discreto disegnatore. Dedicava molto tempo nella scelta della carta e degli inchiostri e non badava a spese. Nei manoscritti originali, molti dei personaggi ritratti con le parole prendono vita anche attraverso le forme. Significativo che Dostoevskij abbia donato la sua dote al principe Miškin, il protagonista de L’Idiota, il cui unico talento pratico è proprio quello della calligrafia.
- L’epilessia e l’omicidio del padre: Michail Andreevič, padre di Fëdor, era un medico militare dal carattere rigido e dispotico. A causa del vizio dell’alcol, gli aspetti peggiori del carattere dell’uomo si accentuarono. Era diventato così insopportabile che pare sia stato giustiziato dai suoi contadini, insorti perché stanchi di essere continuamente umiliati e maltrattati. Nell’apprendere la notizia, Fëdor fu colto da un attacco epilettico. La malattia lo perseguiterà, a fasi alterne, per il resto della sua vita.
- Il matrimonio e il gioco d’azzardo: l’autore conobbe la sua seconda moglie, Anna Grigor’evna, lavorando al romanzo Il giocatore. Anna era la dattilografa grazie al quale Dostoevskij è riuscito a vincere la scommessa di realizzare l’opera in meno di un mese. Il libro parla di un giocatore d’azzardo e lo stesso autore aveva questo tremendo vizio che non era in grado di controllare. Fu anche grazie alla giovane moglie che, col tempo, riuscì a liberarsi della dipendenza. E pensare che inizialmente non voleva sposarla perché si riteneva troppo vecchio per lei.
- Il rapporto con la psicoanalisi: le anticipazioni della dottrina psicoanalitica fatte da Dostoevskij sono profetiche: nel romanzo incompiuto Netočka Nezvanova il complesso di Elettra (la versione femminile del complesso di Edipo) viene narrato in maniera accurata molto prima dell’arrivo della teoria di Freud. Non è un caso che il padre della psicoanalisi fosse un suo estimatore. Nel 1928 scrisse il saggio Dostoevskij e il parricidio, all’interno del quale le opere dell’autore russo sono analizzate e usate per creare una sorta di perizia psichiatrica. La conclusione del saggio è poco lusinghiera, ma suona spaventosamente credibile: Dostoevskij viene descritto come un nevrotico che ha un rapporto ambivalente con la figura paterna ed è costretto a scaricare il proprio senso di colpa attraverso le punizioni che si auto-infligge. La dipendenza dal gioco d’azzardo e la povertà che ne conseguiva e gli innumerevoli tumulti della vita dello scrittore, suonano come una conferma della diagnosi.
Sara Picardi
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