La leggenda della grotta di Maria Cristina
Il Bosco di Capodimonte è uno dei parchi più belli della regione Campania, tanto grande quanto storico.
Molti sono stati i personaggi storici che hanno passeggiato al suo interno e tante sono le leggende che lo circondano.
Il bosco è stato voluto da Carlo di Borbone nel 1734 come dimora per la caccia, attività molto praticata all’epoca; Re Ferdinando I la fece ristrutturare rendendola una vera e propria dimora estiva.
Di leggende che circondano il palazzo e il bosco ce ne sono tante: amore, paura e tragedie sono le basi, come quasi tutte queste storie urbane.
Una di queste leggende è legata ad una persona in particolare: Maria Cristina di Savoia, moglie di Ferdinando II.
Ma chi era Maria Cristina di Savoia?
Viene ricordata dagli storici come una moglie fedele, estremamente bella ed elegante, molto dedita alla preghiera e alle lunghe passeggiate all’interno del bosco.
Il giorno della festa di fidanzamento con Ferdinando II, la Baronessa Olimpia Savio la descrisse di una bellezza soave; aveva la carnagione bianca ed il suo abito bianco e azzurro la faceva brillare in tutto il suo splendore insieme alla suo diadema di brillanti.
La principessa era vista da tutti i reali come l’emblema della perfezione e anche se la sua vita sembrava quasi perfetta, morì molto presto, all’età di ventiquattro anni lasciando un unico figlio Francesco II l’ultimo re di Napoli.
La leggenda della grotta nascosta all’interno del bosco nasce in relazione al fatto che lei amasse pregare in maniera solitaria; nei primi anni la grotta era utilizzata per l’estrazione di tufo poi nell’800 come catacomba.
Per chi si è potuto avvicinare ha potuto vedere delle “nicchie” lungo le pareti che forse erano state scavate dai muratori durante i lavori di estrazione. Alcuni giurano di averla vista passeggiare ancora all’interno della grotta e di aver sentito la sua voce risuonare durante le giornate più ventilate (gli scettici ipotizzano come causa il frusciare del vento).
Molti ancora raccontano un’altra leggenda in cui Maria Cristina invece di “pregare” all’interno della grotta portava lì i suoi amanti per trascorrere con essi giornate di passione. Trattasi sicuramente di male lingue poiché è stato constatato che era una moglie fedele e molto innamorata del suo sposo.
Il percorso per arrivare alla grotta è oggi chiuso e bloccato in quanto molto pericoloso. Non vi nascondo che durante la mia adolescenza ci sono andata con un gruppo di amici, in uno dei nostri “giorni liberi” a scuola, spinti da una grossa curiosità e dal desiderio di esplorazione. In realtà il percorso per raggiungere la grotta non fu molto agevole forse perché scegliemmo una giornata non proprio perfetta dal punto di vista meteorologico (pioveva a dirotto).
Per fortuna arrivammo sani e salvi alla grotta e tornammo intatti a casa.
Ci sentimmo dei piccoli avventurieri anche se forse, ripensandoci oggi con un’altra maturità e conscia del pericolo corso, non ci tornerei!
Quest’avventura però mi ha fatto appassionare alla scoperta di percorsi avventuristici di arrampicata e trekking con le dovute precauzioni e guide preparate. In tal caso invito tutti a “spingersi” oltre!
Ada di Domenico
Vedi anche: I borghi fantasma della Campania: viaggio tra le geografie dell’abbandono