L’effetto Kulesov e l’importanza del montaggio
L’effetto Kulesov spiega come la stessa espressione facciale possa cambiare significato a seconda dell’immagine a cui viene associata.
L’effetto Kulesov è un effetto cognitivo che si verifica nelle menti degli spettatori. Venne scoperto e dimostrato durante gli anni Venti da Lev Vladimirovič Kulešov, cineasta russo famoso anche per aver dato il proprio nome a questo fenomeno.
Il suo esperimento dimostrò come un filmato potesse far nascere emozioni differenti negli spettatori a seconda delle inquadrature a cui veniva fatto precedere o seguire. L’esperimento del cineasta sottolineò l’importanza del montaggio e di come il modo in cui venivano accostate le diverse sequenze fosse importante e fondamentale, per raggiungere l’obiettivo che ciascuna scena aveva all’interno dei film.
Le prove dell’esperimento sono state completamente distrutte durante la Seconda guerra mondiale e non vi è certezza assoluta sull’intero procedimento svolto. Ma, osservando alcune immagini e ripercorrendo l’accaduto tramite i racconti di chi era presente, è stato possibile capire cosa intendesse Kulesov.
Vi invito adesso ad osservare queste tre immagini, una diversa dall’altra e a domandarvi quale emozione vi sembra di vedere negli occhi dell’attore.
Adesso, tornate indietro ed osservate solamente l’attore per rendervi conto che, in verità, l’immagine a destra e la sua espressione è sempre la medesima.
Adesso vediamo come sembra essersi svolto l’esperimento.
Al tempo, Kulesov era direttore di una scuola di cinema, e voleva dimostrare come la stessa immagine potesse apparire diversamente agli occhi del suo pubblico, anche se inconsciamente. Decise allora di montare diversi frammenti dall’archivio delle pellicole della scuola e di associarle ad un unico frammento che ritraeva Ivan Mozzuchin, un volto molto famoso dell’epoca.
Il breve frammento filmico di Mozžuchin, preso singolarmente, non lasciava trapelare nessuna particolare emozione ma, associato a diverse inquadrature, suscitava differenti emozioni in chi lo guardava.
Il video venne associato dapprima ad un appetitoso piatto di zuppa, poi con una bambina stesa in una bara funebre ed infine con una donna stesa su un morbido divano. Il pubblico ebbe rispettivamente prima la sensazione che l’attore provasse appetito, successivamente una forte tristezza e, in ultimo, attrazione e desiderio. Nessuno notò che in realtà il breve frammento era sempre lo stesso, cambiava infatti solamente la sensazione che l’attore trasmetteva in chi guardava a seconda dell’immagine che gli veniva accostata.
Kulesov definì questo risultato geografia creativa. La scoperta sottolineò l’importanza della pratica del montaggio e spiegò alcuni elementi della psicologia umana a cui i cineasti avrebbero dovuto dare importanza.
Essendo, la visione di un film, un fenomeno riconducibile al modello stimolo-risposta, nel quale però lo spettatore è parte attiva nel processo di creazione di significato, è fondamentale riconoscere che ogni membro del pubblico prova emozioni attraverso i personaggi e alla loro comunicazione verbale e non. Oltre ad essere importante il copione e la parte della comunicazione verbale, è fondamentale per i cineasti ricordare l’importanza anche della parte non verbale, quindi le espressioni facciali e del corpo, la prossemica e le emozioni che ciascuno di questi elementi può trasmettere a chi guarda.
L’effetto che la proiezione di un’immagine trasmette è inconscio e automatico e questo esperimento ha dimostrato quanto dipenda fortemente anche dal modo in cui diverse immagini vengono associate tra loro.
Tutto ciò dimostrò anche come potesse essere semplice manipolare un insieme di immagini e alterarne così la percezione di chi le osserva dall’esterno, dando diversi significati ad uno stesso breve spezzone.
Martina Casentini
Fonte immagine finestrasullarte.info
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