“Noi siamo contrari alla presenza di Alfonso Signorini in tv!”
Quando Alfonso Signorini si è pronunciato contrario all’aborto, in diretta nazionale davanti a milioni di italiani, ha commesso un grave errore.
Ha sbagliato perché ha dimenticato di essere un uomo, e non una donna incinta che può prendere decisioni riguardo la propria vita e quella del feto che porta in grembo.
Ha sbagliato perché ha dimenticato che l’aborto, in Italia, è un diritto che la legge 194 garantisce dal 1978; con due parole ha calpestato anni di lotte e di sangue versato.
Ha sbagliato perché ha dimenticato Izabela, che il 4 novembre scorso ha perso la vita a trent’anni per un aborto negato. Il feto era gravemente malformato ed è morto in utero; dopo ventiquattro ore è morta anche lei.
In realtà, poco importa il personale pensiero di Alfonso Signorini: è un mero prodotto di marketing, una macchina da soldi ben programmata. È solo lo specchio marcio di una trasmissione più marcia.
Ma il conduttore ha fatto molto di più, perché ha dato idee pericolose in pasto ad un pubblico affamato di trash, troppo vasto ed eterogeneo, prendendo posizione su un argomento che mette a rischio la vita di tante donne ogni minuto nel mondo. Un argomento che non è oggetto di discussione, perché l’aborto è tutelato dalla legge!
La libertà di espressione, che Signorini difende, è diventata il velo dietro cui nascondere l’offesa arrecata a tutte le donne che, agendo nella massima legalità, interrompono una gravidanza.
Dichiararsi contrario all’aborto significa anche schierarsi a favore di tutte quelle pratiche clandestine, spesso mortali, a cui tante ricorrono, costrette da un sistema che non sostiene abbastanza, che si oppone e che uccide.
Quando Alfonso Signorini dice: «noi siamo contrari all’aborto», a nome di chi parla? Chi sta rappresentando?
Che ne sa, lui, del dolore di un aborto? Che ne sa della sensazione di portare dentro di sé un bambino? Che ne sa dei figli indesiderati, della depressione post partum, del suicidio?!
Lunedì sera in TV ha trionfato l’Italia retrograda e bigotta, tra gli applausi del pubblico e il silenzio consenziente dei concorrenti.
Ma a quell’Italia, a quel “noi”, risponde il paese civile che difende i diritti di ogni essere umano. Risponde la sofferenza di donne condannate per le proprie scelte. Rispondono quei corpi martoriati dai giudizi e dall’inconsapevolezza di chi non può capire.
Quando il 25 novembre ricorderemo le vittime innocenti dei femminicidi, ricordiamoci che anche quella frase è violenza sulle donne.
Teniamo a mente il passato e non dimentichiamo. Così vinceremo sempre.
Maria Paola Buonomo
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