Sally Rooney ha rotto con queste “persone normali”?
Beautiful world, where are you? è l’ultimo libro di Sally Rooney, uscito lo scorso 7 settembre nel Regno Unito e al momento disponibile nelle librerie italiane solo in lingua originale.
La traduzione è in corso, ma io non sono riuscita ad aspettare.
Sally Rooney è una giovanissima autrice irlandese, che già con i precedenti romanzi, Parlarne tra amici e Persone normali (quest’ultimo già diventato una serie tv, mentre la trasposizione televisiva del primo è ancora in corso), ha fatto innamorare non pochi lettori.
La Rooney è stata definita «la scrittrice dei Millennial», perché le sue storie sembrano parlare di una generazione: la sua e anche la mia.
Ma è davvero così?
Solo in parte, secondo me. È vero che protagonisti dei suoi romanzi sono tutti ragazzi tra i venti e i trent’anni, che si muovono in un mondo che li vuole adulti senza dargli davvero la possibilità di esserlo. Ma è anche vero che ad essere rappresentata è solo una parte di questa generazione: sono ragazzi colti, che hanno avuto la possibilità di studiare all’università, di leggere, di viaggiare, nonostante le diverse condizioni economiche di partenza. Inoltre, tutti i protagonisti in un modo o nell’altro hanno a che fare con il mondo dell’arte e della letteratura. Frances, la protagonista del primo romanzo, è una poetessa; Nick un attore. In Persone normali, Connell è uno studente di letteratura inglese. Anche in Beautiful world, where are you?, Alice, una delle protagoniste, è una scrittrice di successo. Insomma, credo sia un po’ riduttivo parlare di un’intera generazione, visto che i tipi umani presi a campione fanno parte in realtà di una cerchia abbastanza ristretta. Sicuramente io, ex studentessa di lettere, ho trovato qualcosa di me in molti di loro. Ma questo può valere per tutti?
Probabilmente no.
Non credo tuttavia che questo sia un aspetto negativo della scrittura di Rooney. Scrive solo di quello che conosce e, per questa ragione, lo fa divinamente.
Una critica che spesso le è stata mossa, soprattutto confrontando i primi due romanzi, è di aver scritto la stessa identica storia, cambiando i nomi ai personaggi. La si potrebbe muovere ancora. I temi trattati in Beautiful world, where are you sono più o meno gli stessi dei romanzi precedenti: l’amore, le relazioni difficili, i grandi ideali che si scontrano continuamente con le contraddizioni del capitalismo, i problemi familiari, le differenze di classe, le normalissime difficoltà che si incontrano nello stare al mondo. E forse, in queste, possiamo rispecchiarci un po’ tutti.
In realtà, è vero. I temi sono sempre gli stessi, tornano e ritornano e si incarnano in nuovi personaggi, con storie all’apparenza diverse ma che sono poi sempre la stessa. Per me, semplicemente, non è un difetto, ma è esattamente il centro della poetica di Rooney. La forza della sua scrittura sta proprio nel riuscire a rappresentare alla perfezione persone normali, che si muovono in un mondo a noi familiare e riconoscibile. Non ci sono eroi, personaggi fuori dagli schemi, non ci sono neanche eventi particolarmente traumatici o significativi. Racconta di vite perfettamente ordinarie, senza mai risultare noiosa.
La sperimentazione di Rooney è soprattutto stilistica. Infatti, riesce a destreggiarsi benissimo tra differenti tecniche di narrazione.
Parlarne tra amici, il primo romanzo, era narrato in prima persona dalla protagonista, Francis. Invece, in Persone normali, i capitoli alternano il punto di vista di Marianne a quello di Connell, con una focalizzazione interna. Vediamo il mondo attraverso i loro occhi, ascoltiamo i loro pensieri e non ci allontaniamo mai, nemmeno per un secondo, dalle loro teste.
In Beautiful world, where are you?, invece, Rooney compie un ultimo passo. Il narratore è totalmente esterno, come in alcuni racconti di Hemingway. I personaggi sono descritti unicamente dall’esterno. Vediamo i loro gesti, gli spazi in cui si muovono, ascoltiamo i loro dialoghi pieni di non detti e l’effetto che si crea è a dir poco cinematografico.
L’unico modo che abbiamo per accedere direttamente alle voci dei protagonisti – e neanche tutti – sono gli scambi di e-mail tra Eileen e Alice, ricche di pensieri e riflessioni. Queste sono state le mie parti preferite del romanzo. La crisi capitalistica, il cambiamento climatico, le complicate relazioni umane, con amici, amanti e familiari, il rapporto con la religione e la spiritualità, sono tutte cose sulle quali ognuno di noi si è trovato a riflettere almeno una volta nella vita. Ne abbiamo discusso con gli amici, con sconosciuti sui social, in piazza alle manifestazioni.
Credo sia un libro che tutti dovrebbero leggere. È un libro per i giovani che si sentono persi e che possono scoprire di non essere soli. È un libro per “i grandi”, per quelli che appartengono alle generazioni prima della nostra e che ci credono strani, incomprensibili, eccessivi. Magari potrebbe aiutare a capire qualcosa di noi, o almeno, di una parte di noi. Non siamo strani, non siamo svogliati, non siamo problematici. Siamo persone normali.
Ci siamo stancati di leggere di queste persone normali, nei libri di Sally Rooney?
Forse qualcuno sì.
Io, di romanzi così, ne leggerei altri cento.
Nadia Rosato