You, la vivisezione di una mente malata
È su Netflix da qualche settimana la terza stagione di You, la serie che ha reso la follia amorosa e le sue spaventose conseguenze qualcosa di affascinante e al contempo raccapricciante.
Joe Goldberg, interpretato da Penn Badgley, è un giovane bibliotecario, dall’infanzia convulsa, dal passato torbido e dal presente incerto. Così comincia la prima stagione di You, un thriller psicologico uscito nel 2018 e ispirato all’omonimo romanzo di Caroline Kepnes.
You da subito si rivela un interessante esperimento scientifico: la vivisezione della mente contorta e malata di uno stalker, di un amante patologico, che sceglie con ricercata precisione la sua vittima e da quel momento in poi ne manipola l’esistenza. L’obiettivo di tutta la sua esistenza allora diventa averla, possederla, coronare il suo sogno d’amore, nella malata convinzione di assecondare il compiersi di un destino già scritto: il loro.
Di serie in serie a cambiare è la vittima prescelta e la città del suo agire: nella prima stagione Joe è a New York e si imbatte in Guinevere Beck, giovane studentessa universitaria interpretata da Elizabeth Lail. Nella seconda stagione, i misfatti commessi a New York costringeranno Joe a trasferirsi nella vacua e frivola Los Angeles: qui è il turno di Love Quinn, interpretata da Victoria Pedretti, vedova, donna giovane e fragile, proprietaria di Anavrin, locale healthy e alla moda di Los Angeles.
In entrambe le stagioni, identici si ripetono i meccanismi dell’ossessione, della manipolazione, del maniacale tentativo di possesso: Joe entra in maniera silenziosa ma invasiva nella vita delle sue donne stravolgendone completamente i piani, le decisioni, le amicizie, le scelte, piegandone inesorabilmente il corso fino a spezzarlo.
Nella terza stagione di You, da qualche settimana su Netflix, Joe e Love, che nel frattempo è diventata sua moglie, si trasferiscono a Madre Linda, tranquilla e glamour cittadina che dovrà essere teatro della loro vita familiare perfetta, finalmente felice. Eppure qui gli equilibri, quelli instabili e malati di Joe, si incrinano, si complicano, si aggrovigliano, complice anche la follia omicida di Love, che già sul finire della seconda stagione aveva rivelato ciò che era capace di fare.
Nel tentativo sincero ma maldestro di non fare alcuno spoiler, tenteremo di farne una sintesi quanto più esaustiva possibile. Joe e Love, genitori di un innocente e ignaro bambino, viaggiano per l’intera stagione di You come schegge impazzite, fagocitando qualunque cosa nel disperato e apparentemente nobile desiderio di essere felici. A fare le spese di questa folle corsa verso la felicità è la malcapitata popolazione di Madre Linda, che alla fine della terza stagione risulta decimata fino quasi all’estinzione.
La terza stagione, allora, dalla prima all’ultima delle 10 puntate, sembra arrotolarsi e dipanarsi di continuo in una parabola ascendente e discendente di follie, manie e violenze e in un fiume ininterrotto di sangue. Nel tentativo di reinventarsi, la serie si aggroviglia eccessivamente raggiungendo non pochi picchi di assurda inverosimiglianza.
You, pur mantenendo comunque degli standard alti che portano lo spettatore a vederla con interesse e con passione, si segue con un certo affanno, con una difficoltà che a volte stanca, sfianca. Visto il panorama dell’offerta di Netflix che da mesi ormai langue, è comunque il caso di considerare You, con tutte le sue imperfezioni e le sue cadute, una serie godibile, interessante e sempre comunque convincente.
Il succo del discorso, insomma, è: “andate a vederla e poi mi dite!”
Valentina Siano
Illustrazione di Vincenza Topo
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