Arancia Meccanica: Il film cult che ha reso contemporanea la musica classica
La pietra miliare del cinema in cui il rapporto tra immagini e musica è fondamentale.
Il capolavoro di Kubrick, tratto dall’omonimo romanzo di Anthony Burgess, Arancia Meccanica è la base, non fedelmente rispettata, del film.
In scena assistiamo ai misfatti dei drughi, una banda di teppisti vestiti di bianco, capitanati dal disturbato Alexander DeLarge, le cui passioni principali sono la musica classica e l’ultra violenza.
Il susseguirsi degli eventi criminali della banda è scandito dalle opere di Bach, di Rossini e del preferito di Alex, Beethoven, da lui affettuosamente soprannominato il buon vecchio Ludovico Van.
L’inizio del film è un potente preludio che mette in guardia lo spettatore del pericolo imminente: udiamo un sintetizzatore reinterpretare la marcia funebre del funerale della Regina Maria di Purcell, mentre la telecamera inquadra gli eccentrici mascalzoni che sorseggiano un bicchiere di latte con aggiunta di droghe.
La contrapposizione già lampante e sarcastica tra la musica classica e gli atteggiamenti antisociali dei protagonisti, è amplificata dalla bizzarra colonna sonora di Wendy (all’anagrafe Walter) Carlos che ha interpretato i brani classici al sintetizzatore.
L’intera opera cinematografica è sorretta su un’impalcatura di contrasti, a partire dal titolo, che fa riferimento ad un modo di dire inglese; all’immagine simbolica di un frutto, che richiama la natura, è contrapposto il meccanismo, l’artefatto anti-naturale per eccellenza: As queer as a clockwork orange (Strano come un’arancia meccanica).
Kubrick curò personalmente la scelta dei costumi di scena dei drughi, insieme alla costumista italiana Milena Canonero: il punto di partenza fu il bianco, il colore della purezza e del candore, per generare, ancora una volta, uno straniante senso di contraddizione. In questo senso è celeberrima la parte del film in cui i teppisti fanno irruzione in un appartamento e cantando Singing in the rain di Gene Kelly, uccidono il proprietario di casa.
Questo tipo di confronto tra complementari ha segnato profondamente il mondo del cinema ed è stato ripreso, in seguito, in molte occasioni, ad esempio ne “Le Iene” di Quentin Tarantino, quando Mr. Blonde tortura un poliziotto canticchiando la hit anni sessanta Stuck in the middle with you.
Altrettanto iconica è la parte del film in cui il leader della gang è sottoposto al Trattamento Ludovico, un metodo sperimentale con cui si intende disabituarlo alla violenza.
Al ragazzo vengono applicate delle pinze che bloccano le palpebre in modo che non possa chiudere gli occhi mentre su uno schermo si rincorrono tremende immagini di brutalità. L’accompagnamento musicale è un succedersi di note frenetiche e dissonanti, eppure Alex sembra essere più interessato che turbato da ciò che vede.
Lo spettatore segue i progressi della cura, che via via diventa più efficace, ascoltando la narrazione del teppista in prima persona fino al climax: beffa delle beffe, il quarto movimento della Nona Sinfonia del “buon Ludovico Van” è stata scelta per accompagnare le immagini degli orrori che ormai Alex non può più sopportare. L’eccesso di emozioni lo conduce ad una crisi di nervi: “Noooo!, basta, vi supplico, è un delitto usare Ludovico Van così!” esclama disperato.
La cura ha quindi funzionato.
I legami tra il mondo musicale e Arancia Meccanica sono numerosi. Bowie considerava il libro di Burgess una delle sue letture preferite, mentre prima che ne entrasse in possesso Kubrick, ad acquistare i diritti dell’opera letteraria con l’intenzione di farne un film, furono i Rolling Stones.
Il gruppo musicale inglese si sarebbe calato nella parte della gang di criminali, con Jagger nelle vesti di Alex.
Non sappiamo come sarebbe andata se questo proposito si fosse realizzato, ma è certo che l’interpretazione di Malcolm McDowell è stata talmente perfetta da non farci rimpiangere l’assenza del leader degli Stones.
Sara Picardi
Leggi anche: Dalla musica al cinema (quasi) per caso