Carlomagno a Natale riceve l’incoronazione, tu cosa vorresti?
Trattare un argomento storico fa sempre correre il rischio di annoiare un lettore a caccia di notizie dalla semplice memorizzazione.
La storia medievale ha dalla sua parte – purtroppo o per fortuna – una vasta gamma di immagini penetrate nell’immaginario collettivo fatta di re, cavalieri, castelli da difendere e qualche volta anche qualche drago.
Dopo aver allontanato lo sguardo dalle enfatizzazioni e dalle distorsioni che libri e saghe fantasy ci hanno regalato, se ci troviamo nel mezzo di un libro di storia medievale la situazione che ci si presenterà sarà quella di un’Europa multietnica che si è riorganizzata in regni latino-germanici dopo le invasioni dei popoli cosiddetti barbari e dopo che sopraggiunsero gli arabi.
In questo contesto di profonde trasformazioni si collocano uno dei personaggi più affascinanti della storiografia e l’espressione del belga H.Pirenne: “Senza Maometto, Carlomagno non sarebbe nemmeno pensabile” per riferirsi alla libertà di azione di cui i franchi hanno goduto quando Bisanzio si ritirò di fronte alle invasioni musulmane, lasciando un vuoto politico.
Di conseguenza, per trovare legittimazione al potere che stavano assumendo i maestri di palazzo, se ne ottenne il consolidamento grazie al rapporto di questi con la Chiesa. Infatti in seguito all’accordo tra il Papa ed i Pipinidi nato dalla riconquista dell’Esarcato dato in dono al Papa, si consentì a Pipino il Breve di ottenere il titolo che spettava agli esarchi imperiali, quello di patrizio dei romani e anche di allontanare il controllo di Bisanzio dai territori italiani.
Dunque i franchi erano ufficialmente difensori della Chiesa Cattolica proprio per aver restituito quei territori che appartenevano al Patrimonio di San Pietro.
Con Carlo (figlio di Pipino) successivamente chiamato “Il Grande” dal suo biografo Eginardo, raddoppiarono i confini del regno franco che arrivò a comprendere:
• Terre dei sassoni, in cui la popolazione fu cristianizzata con la forza e costretta a battezzarsi in massa e dove furono poi insediate sedi episcopali e ai vescovi fu assegnato un grande controllo politico
• Regno longobardo, annesso dopo che Carlo fu chiamato da Papa Adriano I per contenere i longobardi che volevano unificare la penisola; il re longobardo Desiderio tentò un’alleanza dando in sposa a Carlo sua figlia Ermengarda
• Marca di Catalogna, una sorta di stato-cuscinetto al confine con i musulmani della penisola iberica. Dal massacro avvenuto in prossimità della frontiera, a Roncisvalle, si sviluppò la Chanson de Roland che tratta il massacro della retroguardia franca nel tentativo di contenerne gli attacchi.
Con Carlo si assiste ad una sistemazione in termini imperiali di tutti quei regni romano-germanici in balìa di continue conquiste, fino alla creazione di un’Europa carolingia che segnò un periodo di rinascita e risveglio anche culturale.
Al momento della sostituzione di Papa Adriano, fu incoronato Papa Leone III, ricordato certamente per le accuse di immoralità e di spergiuro nei suoi confronti dovette difendersi di fronte ad una commissione di cui Carlomagno era giudice ed arbitro e fu assolto da ogni accusa.
Due giorni dunque a Natale, in San Pietro, Leone III incoronò Carlo come imperatore dei romani e secondo Eginardo (Vita Karoli) non si trattò di una sorpresa; bensì di un atto propagandistico con unzione e formule rituali dall’evidente simbolismo.
Dal punto di vista concreto non cambiò molto, ma il nuovo Impero nasceva con legittimazione ed appoggio papale, quindi un impero cristiano secondo il quale al regno di Dio nei cieli corrispondeva quello di Carlo sulla Terra.
Quindi sacro, in quanto aderente al cristianesimo e romano negli intenti politici.
E voi cosa vorreste ricevere a Natale?
Qualunque sia il vostro desiderio, vi auguro di riuscire ad avere le idee ben chiare come quelle che Carlo ebbe in fatto di organizzazione poiché riuscì ad adibire una forma embroniale di stato dalla fiscalità alla giustizia.
Per garantirsi la fedeltà dei conti suoi funzionari ricorse a rapporti vassallatico-beneficiari che erano la base del sistema feudale e che consentiva a chi deteneva il potere di riferirsi ad una rete di fedeltà personali; sistema che aveva i suoi antenati nei regni romano-barbarici per l’abitudine del capo barbaro di circondarsi proprio di fedeli, di guerrieri scelti detti “Trustis”.
In questo caso l’accordo prevedeva che la persona di stato giuridico libero concedesse protezioni e beni in cambio di fedeltà e di servizi non solo militari, ma anche sotto forma di carica pubblica, prevedendo oltre il giuramento di fedeltà anche una cerimonia di investitura con un codice simbolico specifico: il vassallo metteva le sue mani giunte tra quelle del signore come a ribadire la protezione richiesta e concessa e poi c’era uno scambio reciproco di un bacio.
In cambio della sua fedeltà, il sovrano concedeva un beneficio, detto anche honor, che era appunto il feudo inteso come un dono obbligante alla fedeltà ed un elemento giuridico che di fatto scatenerà anche la dissoluzione dell’impero carolingio.
Quando il feudo fu inteso dai conti come un come allodio, cioè come bene privato, si sviluppò la cosiddetta allodializzazione del potere cioè confusione tra carica pubblica ed ereditarietà dei feudi per cui nelle mani del conte veniva a crearsi una concentrazione del potere ben superiore rispetto a quella prevista.
Non si acquisiva solo il feudo in quanto zolla di terra, ma anche tutta la giurisdizione ad esso collegata, dunque honor della funziona pubblica e dominatus cioè esercizio di potere su uomini e beni.
Ciò che era stata la potenza dell’impero,lentamente, ne diviene debolezza e si creano i primi principati territoriali.
A ciò si aggiunse non solo l’ampiezza dei territori sui quali diramare il controllo, ma anche le seconde invasioni barbariche che fecero vacillare una difesa già messa in difficoltà dai conti impegnati ad ampliare il proprio potere.
La stessa concezione patrimoniale del potere porterà l’impero alla divisione tra gli eredi, come una frammentazione che man mano ci porterà fino alle pagine del giuramento di Strasburgo.
Alessandra De Paola
Illustrazione di Giuseppe Armellino
Vedi anche: Fare della propria vita come si fa un’opera d’arte