Il Libro delle malattie delle donne di Trotula
“Tempi oscuri davvero e maledettamente scomodi! Niente idraulica, niente elettricità, niente di niente!”.
Le indimenticabili parole di Mago Merlino – costretto a procurarsi l’acqua attraverso un pozzo ed un secchio di legno malconcio – sono le prime che si fanno spazio nella mente di molti se si pensa al Medioevo e all’immagine stereotipata che di esso è stata tramandata.
Superstizione, fanatismo, donne accusata di qualsivoglia peccato o stregoneria e degradarsi di antichi splendori sono solo parte dell’immaginario collettivo legato ad un periodo che sembrava animato da oscurantismo.
Eppure potrebbe destare non poco stupore la notizia che proprio in tempi “oscuri” e all’insegna dell’irrazionalità, le fonti documentarie ci illuminino non solo metaforicamente e ci regalino preziosissime informazioni circa la cura e le attenzioni dedicate proprio alle donne.
Ancor più grande è la meraviglia se si pensa che a dispensare suggerimenti e rimedi fosse proprio un’altra donna, che individua nel sesso femminile una natura diversa, delicata e bisognosa di particolari cure, affinché salute ed estetica possano coesistere e valorizzare pienamente la figura.
Quello di Trotula de Ruggiero infatti fu un nome conosciuto in tutto il Medioevo con il significato di “piccola trota” e a lei si deve l’inserimento della ginecologia e dell’ostetricia tra le discipline mediche.
Trotula si ricollega alla scuola medica attiva a Salerno nell’ XI secolo, che consentì la diffusione sotto il suo nome di Summa qui dicitur Trotula. Nel testo confluiscono in realtà tre scritti: Libro delle malattie delle donne, Sui trattamenti per le donne e Sulla cosmetica delle donne.
Sono riportati esempi specifici come nel caso di una paziente visitata da altri guaritori che le avevano diagnosticato la rottura dell’intestino, ma soltanto Trotula comprese che il problema non era intestinale, bensì uterino.
Oltre ad essere diffuso fino all’età moderna, dimostra una forte sensibilità empatica in cui si mescolano pratiche magiche e norme di profilassi.
Nel trattare donne in stato di gravidanza si riporta: “Nota che quando una donna comincia ad essere gravida, bisogna fare attenzione che non venga nominato davanti a lei qualcosa che non possa avere, perché se lo chiedesse e non le venisse dato, ciò potrebbe portare all’aborto.
Se però avesse voglia di mangiare argilla, creta o carboni, le si diano fave cotte con lo zucchero. Al tempo del parto va bagnata spesso, le va unto il ventre con l’olio di oliva o con olio di viole e deve mangiare cibi leggere e digeribili.”
Alla puerpera sono indicati come complementari una dieta salutare e la creazione di un ambiente sereno, poiché non solo l’aiuto di Dio è decisivo al momento del parto.
Infatti sono considerate anche le difficoltà del parto stesso e l’impatto psicologico che esso potrebbe avere sulla donna, la quale andando incontro a delle lesioni potrebbe temere in futuro una seconda gravidanza per paura di morire.
In tal caso è consigliato porre nella placenta tanti semi di catapuzia o di orzo per quanti anni ella voglia restare sterile. Un primordiale esempio di pillola contraccettiva, insomma.
Totula ci regala anche degli espedienti per conoscere in anticipo il sesso del nascituro.
Bastava munirsi di acqua di fonte ed attendere che la donna dal lato destro del suo corpo ricavasse tre goccine di sangue o di latte, le quali dovevano essere versate nel recipiente.
Se fossero andate a fondo avrebbero indicato la nascita di un maschio; se al contrario fossero rimaste a galla invece avrebbero indicato il sesso femminile.
I riferimenti però hanno anche un fondamento medico individuato in Ippocrate: “Ippocrate dice; la donna che aspetta un maschio ha un bel colorito e il seno destro più grande del sinistro. Se è pallida aspetta una femmina ed ha il seno sinistro più grande”.
I suggerimenti non si limitano solo alla gravidanza, ma anche al concepimento: “Se una donna vuole restare incinta, prendi i testicoli di un verro o di un cinghiale, falli seccare e riducili in polvere; la donna ne beva col vino dopo la purgazione del ciclo. Poi si congiunga con l’uomo e concepirà.
Se una donna non vuol concepire, porti con sé sulla carne nuda l’utero di una capra che non ha mai contenuto un feto. Si trova anche una pietra, il giaietto, che portata addosso o anche solo assaggiata dalla donna, impedisce il concepimento. Altrimenti prendi una faina maschio, le vengano asportati i testicoli e sia liberata ancora viva. La donna porti questi testicoli sul suo seno legati da una pelle d’oca o un un’altra pelle e non concepirà.”
Trotula dimostra in generale competenze dirette e molto ampie, che non si limitano soltanto alla donna e alla risoluzione di problematiche; ma dedica attenzione e pagine alle cure estetiche del sorriso, dei capelli, delle labbra e dell’alito, con un risultato dalla modernità a tratti sconvolgente che dovrebbe aiutare a sciogliere il nodo di oscurità in cui il Medioevo è stato intrappolato per anni da una visione scolastica semplicistica.
Alessandra De Paola
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