Klimt: La mostra a Roma e il periodo aureo dell’artista austriaco
Sono circa duecento le opere originali tra quadri, manifesti, disegni e sculture esposte a Palazzo Braschi
La mostra Klimt. La Secessione e l’Italia al Palazzo Braschi di Roma, illustra egregiamente il primo aspetto peculiare dell’arte del pittore viennese, quello di essere assolutamente versatile.
Klimt nasce il 14 luglio 1862 ed essendo figlio di un orafo è cresciuto sperimentando in prima persona sia esperienze artistiche che di artigianato, cercando di fondere le due cose attraverso numerosi tentativi.
Non a caso diviene l’esponente più importante della corrente artistica nota come Scissionismo Viennese, il cui primo proposito era quello di abolire la gerarchia artistica imposta dall’ Accademie di Belle Arti. Per gli scissionisti viennesi è inaccettabile l’esistenza di arti maggiori e minori, perché tutte hanno una propria dignità di esistenza.
Questa nobile battaglia scaturisce una deriva che ha reso il mondo dell’arte più flessibile e promiscuo.
L’artigianato più fine viene nobilitato e cominciano ad essere prodotte opere che hanno sia una funzione estetica e comunicativa che pratica.
Siamo alla fine dell’ottocento e in questo modo vengono poste le basi per la nascita del design. Raccogliendo questa eredità si fonderà poi nel novecento la scuola Bauhaus che farà del design il proprio punto di forza.
Pur avendo uno stile definito riguardo i soggetti, che attingono puntualmente ai retaggi del simbolismo e dei preraffaelliti, in cui il femminile è sempre tentatore e seducente, Klimt sembra alla ricerca di qualcosa di innovativo e inesplorato in termini visuali; il massiccio uso del formato verticale probabilmente deriva proprio da questa necessità di sperimentazione che trova il proprio culmine quando il pittore fa un viaggio in Italia, a Ravenna.
Siamo nel 1903 ed è negli sfarzosi mosaici Bizantini della città emiliana che l’artista trova finalmente quello che sta cercando: l’oro.
Scorgendo le immani potenzialità del colore in termini di luminosità e decorazione, Klimt inizia a farne uso per caratterizzare in maniera inconfondibile i suoi capolavori.
Aggirandosi tra le sale del Palazzo Braschi le emozioni sono assicurate e diventano tangibili nell’osservare le opere dell’artista viennese di persona proprio perché si può godere della luminosità dell’oro a cui stampe e digitale non riescono a rendere giustizia.
Tra le opere del periodo aureo che possiamo contemplare alla mostra, spicca il portentoso Giuditta I.
Ennesimo soggetto iper-eroticizzato, la Giuditta del viennese sembra lontana anni luce dalla giustiziera ritratta anche da Artemisia Gentileschi nel 1620. Eppure il riferimento è al medesimo passo biblico, quello in cui conosciamo Giuditta, la donna che decapita il condottiero Oloferne, per liberare il popolo ebraico.
Interessante osservare come un’eroina femminile possa apparire differente se osservato attraverso gli occhi di una donna, in questo esempio la Gentileschi, e attraverso quelli di un uomo.
Nell’opera di Klimt, Giuditta è caratterizzata unicamente nei suoi aspetti di seduzione: lo sguardo lascivo e il seno scoperto fanno pensare più a una donna lussuriosa che a una giustiziera.
Ma l’intento non è quello di sminuire il femminile, quanto quello di amplificarne il senso di suntuosità ed eleganza.
In Giuditta II la testa decapitata di Oloferne perde ogni aspetto terrificante e pende dalle mani finemente ingioiellate di Giuditta come fosse una borsetta. Trasformando la testa del nemico in mero accessorio, viene sottolineato l’assoluto potere delle donne sugli uomini.
Visitare Klimt. La Secessione e l’Italia è praticamente un dovere e c’è tempo fino al 27 marzo 2021: la mostra è in pieno centro a Roma, meraviglia tra le meraviglie, ed è un’occasione per visitare il Palazzo Braschi, edificio storico che nel ventennio fascista fu occupato da alcune istituzioni di regime. Dopo essere rimasto abbandonato alla fine della guerra, è stato riaperto per ospitare mostre d’arte nei primi anni 2000.
Il successo dell’esposizione è testimoniato dalla rapidità con cui vengono acquistati i biglietti: prenotare con enorme anticipo è necessario, soprattutto per i week-end.
Godersi i capolavori di Klimt, così apprezzato al giorno d’oggi proprio per la sua capacità decorativa, è un’occasione per riflettere sull’approccio che abbiamo con il mondo dell’arte adesso.
Se più di un secolo fa aveva senso la lotta dei movimenti artistici contro le istituzioni accademiche, per non essere costretti da canoni rigorosi e relegati unicamente all’interno dei musei, che approccio sarebbe giusto avere nel presente, in cui molti degli artisti maggiori sono conosciuti più grazie alle stampe su borse, magliette e oggetti di arredo che per il significato delle proprie opere?
Quanto questo secolo di consumismo ha divorato e trasformato le lotte che è necessario fare?
Sara Picardi