L’Università l’Orientale di Napoli aiuta gli studenti afghani
L’Università Orientale di Napoli aiuterà gli studenti afghani attivando agevolazioni che permetteranno loro di proseguire gli studi.
A fine agosto scorso abbiamo assistito al ritiro delle truppe occidentali dall’Afghanistan, ritiro che ben presto si è trasformato in una fuga precipitosa e disordinata.
Il paese, dopo venti anni di occupazione, è ritornato sotto il controllo dei talebani, cancellando i progressi conquistati duramente in questo tempo.
Per questo motivo molte università italiane, tra cui l’Orientale di Napoli, hanno deciso di tendere una mano agli studenti afghani, che in questo particolare momento storico affrontano molte difficoltà e lottano per affermare il loro diritto allo studio, soprattutto le donne.
Come riportato sul sito dell’Orientale, agli studenti che decideranno di iscriversi ai corsi di studio verranno fornite agevolazioni, supporto ed esenzioni.
Non solo gli studenti, ma anche docenti e ricercatori che faranno richiesta di continuare le proprie attività di insegnamento e ricerca fuori dal proprio paese, in particolare coloro che hanno già collaborato in precedenza con l’ateneo, riceveranno assistenza e borse di studio.
Da svariato tempo l’Orientale collabora con l’Afghanistan, infatti numerosi sono i progetti e le attività di ricerca, in particolare nell’ambito archeologico, che in questi anni sono stati avviati con le università afghane.
L’università Orientale è, non a caso, il punto di riferimento scientifico per la Missione Archeologica italiana dell’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente ( ISMEO), che è presente dal 1957 in Afghanistan.
Le ricerche archeologiche sono purtroppo bloccate, data la situazione di instabilità e totale mancanza di sicurezza in cui versa l’Afghanistan, ma lo studio sui reperti precedentemente trovati continuerà, in attesa di tempi migliori che consentiranno agli archeologi di ritornare ad effettuare le ricerche sul campo.
Il prosieguo di questi studi è un faro di speranza, una fiamma che deve continuare ad essere alimentata e a brillare, per evitare che l’oscurità inglobi totalmente un intero paese, la sua cultura, la sua gente, togliendo ogni possibilità di immaginare e costruire un futuro.
Il Rettore dell’Orientale Roberto Tottoli ha affermato: “studiare e diffondere la conoscenza del patrimonio culturale afghano è un modo per difenderlo”.
È doloroso vedere la millenaria cultura afghana e i suoi meravigliosi siti archeologici abbandonati all’incuria, quando potrebbero costituire un fattore potente di sviluppo culturale ed economico per la popolazione, che invece versa in stato di povertà crescente.
Anna Filigenzi, archeologa dell’Orientale e direttrice della Missione Archeologica italiana in Afghanistan, ha dichiarato al Mattino: “Il nostro lavoro, portato avanti pur tra mille difficoltà, con i nostri colleghi afghani, sia gli archeologi dell’Istituto di Archeologia afgano sia i restauratori e funzionari del Museo Nazionale di Kabul, non si ferma. Lo scopo è creare una consapevolezza sempre maggiore del valore del patrimonio culturale afghano, perché così sia meno esposto alla distruzione. Ci aiuta in questo la nostra collaborazione con i colleghi afghani con cui abbiamo condiviso in questi anni documentazioni di scavi passati e recenti. In questa crisi siamo determinati a dedicare ancora maggiore impegno e risorse allo studio dei dati in nostro possesso e al sostegno, attraverso i nostri progetti e le attività didattiche, alla formazione di giovani professionisti e studiosi, non solo italiani ma anche afghani”.
Beatrice Gargiulo
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