Perché era lui, perché ero io
Mi sono ritrovata tra le mani questa illustrazione un po’ per caso. L’ho realizzata senza pensare.
Due persone prendono un treno. Si conoscono molto bene, c’è complicità, familiarità e amore.
Chissà dove sono dirette, probabilmente non lo sanno neanche loro. È evidente che non è questa la cosa importante. Il finestrino del treno è lì a farci comprendere l’atmosfera, la situazione, ma non racconta nient’altro. Il movimento è tutto tra le due figure. Intorno c’è solo un rumore che sembra essere insistente, caotico, ma che per i protagonisti è solo un sottofondo, per nulla rilevante.
Mi piace riuscire a trovare dei riferimenti letterari alle immagini, e viceversa, questa volta è stato più semplice del previsto: amicizia e viaggio non possono che condurre la mia mente a Michel Eyquem de Montaigne, uno degli autori a cui voglio più bene. E dopo questa informazione così poco rilevante vi riporto le sue parole contenute nell’opera I Saggi:
“A chi mi domanda la ragione dei miei viaggi, rispondo che so bene quello che sfuggo, ma non quello che cerco.”
“Quelli che chiamiamo abitualmente amici e amicizie, sono soltanto dimestichezze e familiarità annodate per qualche circostanza o vantaggio, per mezzo di cui le nostre anime si tengono unite. Nell’amicizia di cui parlo, esse si mescolano e si confondono in un connubio così totale da cancellare e non ritrovar più la commessura che le ha unite. Se mi si chiede di dire perché l’amavo, sento che questo non si può esprimere che rispondendo: – perché era lui; perché ero io –”
Avrei voluto riportare anche delle citazioni sui treni ma ne sono sprovvista, voi avete dei suggerimenti? Sono sicura di sì!
Didascalia e illustrazione di Marta Tramontana
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