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Anatomia ed Arte, due emisferi in reciproco bisogno

Anatomia [a·na·to·mì·a], s.f.
1) Scienza biologica che studia la forma e la struttura degli esseri viventi.
2) Struttura anatomica, reale o figurata, di un corpo o di un organo.

Unpopular opinion: Arte e Scienza non sono agli antipodi.

Riflettiamoci insieme, la prima descrive l’altra, le conferisce forma ed eleganza. Senza la seconda, lo studio della prima presenterebbe inevitabilmente delle lacune.
Un raro caso di relazione co-dipendente che, invece di tossicità, dispensa solo gioie.

In anatomia, per esempio, la rappresentazione visiva è essenziale come guida per l’occhio sia del medico che dell’artista, con ovvie finalità differenti, legate però a doppio nodo.
Durante il periodo rinascimentale, l’analisi della figura umana diventa sempre più un elemento di grande interesse.

Com’è fatto? Come funziona?
La curiosità è un pregio tipicamente umano.
Soprattutto quando si tratta di se stessi.

La dissezione dei cadaveri porta nuove conoscenze che conducono al perfezionamento della disciplina, tant’è che gli stessi artisti cominciano a chiedere aiuto agli studiosi per la composizione delle loro opere e, sempre nel rispettoso rapporto di dare e avere, questi ultimi si avvalgono della bravura della controparte per illustrare i propri manuali. 

Ed è il 1542 quando, sul “De Humani corporis fabrica” del medico Andrea Vesalio, compare un’incisione di Stephan Van Calcar (di cui sopra), considerata come prima tavola anatomica conosciuta.
Questi studi colpiscono anche la mente visionaria di molti artisti, primo fra tutti Leonardo da Vinci, col suo Uomo Vitruviano e molteplici schizzi e bozze sulle movenze che tendini e muscoli permettono alle creature viventi.

Fino ad oggi, l’arte anatomica è stata reinterpretata e vissuta a piacere delle mani in cui si è ritrovata.
Sebbene sia più di nicchia e destinata principalmente allo studio delle strutture del disegno, è indiscusso che ci siano delle opere che lasciano letteralmente a bocca aperta per il loro singolare fascino macabro, quasi scabroso, ma anche così intimo e reale.

Certo, non è un genere che può colpire tutti allo stesso modo.
Di seguito, ecco tre esempi che potranno ribaltare o confermare la vostra opinione in merito.

Veneri Anatomiche

Adagiate su dei lettini, con espressione vacua, quasi come in procinto di dormire: eccole queste meraviglie in cera, dagli occhi vitrei e chiome di capelli veri, elementi che vanno ad aumentare il realismo della scultura.
La prima opera di questo tipo fu realizzata dal maestro Clemente Susini, commissionata dalla corte medicea nel 1780 e conservata oggi al Museo de La Specola a Firenze.
La figura, a grandezza naturale, si apre per mostrare gli organi presenti al suo interno, i quali possono essere spostati ed analizzati con cura. Fra questi, è stato inserito anche un piccolo feto, rendendo il tutto ancora più accattivante e minuzioso. 

Vanitas

Avanti nel tempo e dal gusto totalmente diverso è lo stile erotico e sensuale di Fernando Vicente Sànchez, pittore contemporaneo che si è fatto riconoscere per le sue illustrazioni.
Vanitas è un ciclo di immagini legate alla figura femminile che viene esplorata in maniera diversa, svestita della sua stessa pelle e costretta a mostrarsi “dall’interno”.
Costretta, esatto. Perché la carne, l’involucro, prima o poi si deteriora. E tutto ciò che resta sono ricordi, cenere ed ossa. La bellezza è una questione di attimi, bisogna sempre tenerlo a mente.

Macchine Anatomiche

In quanti sono andati alla Cappella Sansevero nella bella Napoli? Ed in quanti, fra una Pudicizia ed un Cristo Velato, sono riusciti ad ammirare l’opera del siciliano Giuseppe Salerno?
La leggenda è legata alla tradizione di una Napoli esoterica persa nel tempo, ed al principe Raimondo di Sangro, il quale avrebbe fatto compiere esperimenti di imbalsamazione sui cadaveri di due servi per arrivare al risultato finale che possiamo vedere oggi.

In realtà, sebbene gli scheletri siano veri, l’apparato circolatorio che percorre tutto il corpo delle “macchine” sarebbe fittizio, realizzato in precedenza dall’artista palermitano con fili di ferro e cera colorata.
Anatomicamente, a dire il vero, non erano perfetti.
Ma la sensazione che si prova guardandoli, beh… è spiazzante ugualmente.

Ilaria Aversa

Ilaria Aversa

Classe 1996, Ilaria Aversa nasce a Sorrento in un lunedì di giugno. Fortemente convinta che la pasta sia il suo unico credo, si è laureata in Storia dell'Arte, dimostrando di sapersi concentrare ed impegnare seriamente, ogni tanto. Ama prendersi poco sul serio, infatti la sua massima più ricorrente è "Almeno sono simpatica". O, almeno, lo spera.
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