Come la madre di Jack Black salvò l’Apollo 13
Sembra un titolo clickbait, ma non lo è.
Judith Love Cohen, l’ingegnera aerospaziale che lavorò al Programma Apollo della NASA e contribuì al salvataggio degli astronauti in missione nel 1970, era davvero la madre del noto attore statunitense.
Donna di straordinaria intelligenza, conseguì due lauree in Ingegneria presso la University of Southern California, lavorando nel frattempo come ingegnera junior nella North American Aviation.
Già nei primi anni della sua carriera, Judith Love Cohen diede un grosso contributo al settore STEM, svolgendo il lavoro di ingegnera elettrotecnica per la realizzazione del telescopio spaziale Hubble, che fu poi lanciato in orbita terrestre bassa nel 1990 ed è ancora oggi operativo.
Ma il fatto più incredibile che la riguarda è legato alla progettazione del sistema di backup – chiamato Abort-Guidance System – che contribuì al salvataggio degli astronauti dell’Apollo 13, fatto che coinvolge indirettamente anche suo figlio Jack, rendendo la realtà molto simile alla scena di un film hollywoodiano.
Mentre Cohen si occupava della progettazione dell’AGS era infatti in dolce attesa del suo quarto figlio – aveva avuto già tre figli dal suo precedente matrimonio – e neanche i dolori del travaglio riuscirono a fermare la mente di questa donna straordinaria. Continuò a lavorare nel suo letto d’ospedale, tra calcoli matematici e telefonate in ufficio, risolvendo il problema che attanagliava il team tra una doglia e l’altra.
Quando il figlio Jack Black venne alla luce nell’Agosto del 1969, furono due le belle notizie che Cohen poté riferire ai colleghi: il bambino era sano e il progetto era salvo!
Un anno dopo, quando l’esplosione di una bombola d’ossigeno danneggiò il Modulo principale dell’Apollo 13 ad appena 56 ore dal decollo, fu proprio il sistema di backup a consentire agli astronauti di tornare incolumi sulla Terra.
Claudia Moschetti
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