I “miracoli” della corte più insolita di tutti i tempi
“E dei miracoli questa è la corte, ma il vero miracolo è uscire di qua”.
Sicuramente tutti conosciamo il celebre film Disney Il gobbo di Notre- Dame con il protagonista Quasimodo che tenta di salvare Esmeralda e i suoi amici gitani dalla follia di Frollo.
Se ricordate bene, il giudice è alla ricerca di un posto segreto che nessuno ha mai visto: la corte dei miracoli.
Ma cosa sarà mai? Scopriamolo insieme!
Il periodo storico è sicuramente il Medioevo, dove magia e superstizione la facevano da padrone e la corte dei miracoli era una parte della città dove si riunivano mendicanti, emarginati sociali e ladri. Di giorno si divertivano ad impietosire i passanti in cambio di denaro fingendosi invalidi e di notte, questi malanni, come per “miracolo” sparivano.
A questo proposito nacque il nome che oggi conosciamo.
A Parigi c’erano vari quartieri di questo tipo dove gli abitanti eleggevano un re e, secondo una leggenda, nella corte di Rouen venivano rovesciati i valori sociali, quindi il più misero diventava ricco e viceversa.
Un’altra storia narra che gli emarginati la notte sparissero nei loro rifugi come per “miracolo” per poi procedere la mattina seguente a mendicare in strada.
Proprio in Francia c’era il più alto numero di corti dei miracoli tra il 1600 ed il 1700.
Victór Hugo in Notre-Dame de Paris si riferisce a La Gran Cour des miracles, le cui fonti del suo testo risalgono a Jargon o Linguaggio dell’Argot riformato, un piccolo libretto del 1630 dove vengono descritte le gerarchie e le leggi di queste corti.
Il “re” comandava su tutti i mendicanti, al secondo posto c’erano i luogotenenti e al di sotto i saggi del regno. La corte attraversava vicoli stretti che collegavano tre grandi piazze e nessuna guardia osava entrarci per timore di essere derubata o uccisa.
I sovrani fecero molti sforzi per ridurre o sopprimere del tutto queste corti. Nel 1668 Luigi XIV incaricò il luogotenente la Reynie di risolvere la situazione. Questo minacciò gli abitanti della corte di morte se non avessero lasciato immediatamente i vicoli.
Così i malviventi fuggirono e da quel momento si adottarono dure politiche contro queste pratiche.
Insomma, erano una sorta di piccole corti “autonome” gestite da truffatori, ladri ed emarginati che ebbero vita breve, ma fecero molto scalpore.
Alcuni testi raccontano della loro esistenza, addirittura nel brano di Henri Sauval La Cour des miracles vengono narrate alcune prove che dovevano superare gli abitanti per entrare a far parte della corte:
“Il giorno stabilito per la prova si attacca al pavimento e alle travi di una camera una corda ben tesa dove sono appesi dei sonagli e una borsa: colui che vuole diventare maestro tenendo il piede destro su un piatto posato in basso alla corda e girando all’intorno il piede sinistro, deve riuscire a tagliare la borsa senza sbilanciare il corpo e senza far suonare i sonagli; se quello commette il minimo sbaglio lo si carica di botte; se non sbaglia diventa maestro”.
Ancora oggi sopravvive il ricordo delle corti dei miracoli a Parigi attraverso i nomi delle strade come via della Grande Malavita.
Martina Maiorano
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