Il doppio cognome è realtà: oggi c’è pure mammà
La genitorialità ha sempre visto uomo e donna posti in condizioni estremamente differenti.
E ciò per un semplice, basico motivo: gli stereotipi di genere.
Secondo la visione tremendamente sessista che caratterizza il mondo, la madre è profondamente diversa dal padre. Alla prima spetta il lavoro di cura relativo al bebè, mai però considerato un vero lavoro. Al secondo invece tocca badare al fattore economico nella crescita della progenie, per cui la carriera risulta un aspetto inscindibile dalla paternità.
Per questo motivo vige un’enorme differenza anche tra i due congedi lavorativi genitoriali a seguito di una nascita.
Il papà deve immediatamente tornare al lavoro, precisamente dopo soli dieci giorni spesi col nascituro. Se no chi ci pensa a comprare i pannolini?
La mamma, invece, ha tanto tempo da passare col bebè, almeno cinque mesi. Se no chi li cambia questi pannolini?
E la stessa filosofia si applica a tutti i campi relativi all’ambito.
È il padre che ha il compito di finanziare la vita del figlio, no? Bene, allora intestiamo questo pacco umano a lui. Diamogli il suo cognome, così porterà avanti la stirpe. E dimentichiamoci quello di mammà.
Però, in caso di perdita del pargolo, facciamo in modo da creare un cimitero di feti comunali, senza consenso alcuno dei genitori, e lì sì che ce lo mettiamo il cognome della donna che ha perso il bambino, e solo il suo.
Questa è sempre stata la filosofia italiana.
Pian piano, però, micro step by micro step, il lavoro di attivisti e interessati all’ambito sta dando i suoi frutti. Dal 2017 è infatti stata raggiunta una svolta: entrambi i genitori possono dare il proprio cognome alla progenie.
La Corte Costituzionale, con sentenza numero 286 del 2016, ha finalmente stabilito l’incostituzionalità riguardante l’apposizione obbligatoria del solo cognome paterno.
Oggi è perciò possibile dare al proprio bebè anche il cognome della mamma.
Il marchio familiare materno attualmente, se presente, deve comunque esserlo necessariamente assieme a quello del papà. E lo deve seguire, risultando il secondo in ordine di apposizione.
Per dare al pargolo i due cognomi è indispensabile che ci sia il consenso di entrambi i genitori. In più è obbligatorio che sia subito dichiarata la volontà di approfittare della sentenza 286 del 2016 della Corte Costituzionale. Non è infatti possibile scegliere di usufruire di questa possibilità dopo aver dichiarato il bambino.
Giovanna Iengo
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