Luca Giordano non è solo una via di Napoli
In genere, quando si nomina Luca Giordano a Napoli, i più – io in primis – pensano si stia facendo riferimento al Corso che si trova su al quartiere Vomero.
In realtà Luca Giordano è stato un pittore partenopeo molto influente, uno dei più grandi esponenti del Barocco napoletano e con un soprannome molto particolare.
«Luca detto “Luca Fapresto”, è un uragano che piomba nel campo della pittura – scompiglia, scaccia e sradica – scompiglia i dotti e i Raffaellisti d’allora, schiaccia i discepoli del Calabrese e del Vaccaro, sradica tutti i principi accademici co’ quali si voleva incatenato il genio e metodizzata la tavolozza.»
(Carlo Tito Dalbono)
Luca Fapresto, all’anagrafe Luca Giordano, era così chiamato per la sua abilità nel concludere velocemente le sue opere e anche per l’abilità con cui riusciva a copiare in fretta capolavori di grandi maestri quali Raffaello, Michelangelo o Caravaggio.
Si dice che il soprannome abbia visto la luce mentre l’artista lavorava a delle tele nella chiesa di Santa Maria del Pianto a Napoli. Tele concluse in soli due giorni.
E sarà proprio Caravaggio uno dei suoi più grandi modelli, da cui trarrà colori e forme.
Ma non ci sono solo artisti italiani a influenzare Giordano: le sue prime opere – Cristo e l’adultera e Guarigione dello storpio – infatti, traggono ispirazione da Dürer, massimo esponente della pittura tedesca rinascimentale.
Ma se Caravaggio è noto per l’uso spasmodico di colori scuri – il nero è uno dei colori predominanti nelle tele del Merisi – Giordano ben presto, anche grazie all’influenza di suoi contemporanei, scoprirà e metterà in atto tutta la tavolozza di colori.
Infatti, dopo un primo apprendistato presso Ribera ottenuto grazie alla raccomandazione del Viceré spagnolo, studia a Roma, Parma e Venezia dove entra a contatto con grandi personalità dell’epoca come Paolo Veronese e Pietro da Cortona.
A Firenze la sua carriera ottiene una svolta: è incaricato di affrescare il soffitto della Biblioteca Riccardiana e la galleria del palazzo Medici- Riccardi.
Da qui poi spicca il volo verso la Spagna invitato da Carlo II presso la sua corte.
Qui, in un soggiorno durato ben dieci anni, Luca Giordano contribuisce alla decorazione di palazzi importanti come il Palazzo del Buen Ritiro e El Escorial, la residenza preferita del futuro Carlo III e che fungerà da modello per la Reggia di Caserta.
Molto popolare alla corte spagnola, tanto che il Re gli attribuì il titolo di “Caballero”, Giordano decide però di tornare a Napoli nel 1702 dove resterà fino alla morte sopraggiunta nel 1705.
Maria Rosaria Corsino
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