Affacciati e vedrai
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Vedrai, vedrai
le crepe sulle pareti segnate dal tempo infame
e gli scaloni difficili da saltare con qualche livido al ginocchio,
sentirai il tanfo fresco del tufo, mi chiedo come duri così a lungo
e vedrai il mondo sospeso fra gli archi e finestroni
mentre passiamo le teste sotto l’umidità, con i capelli gonfi
vedrai la luce che scolpisce piano, dorata
e sentirai l’eco delle risate intrappolate
o quello del silenzio.
Foto e didascalia di Giovanni Allocca
Vedi anche: Tra umano e divino: Domenico Sepe e la sua Napoli di bronzo