Come Mondrian ha scomposto l’Olanda
Il protagonista è Piet Mondrian: “Dalla figurazione all’astrazione”.
La mostra a lui dedicata, visitabile dal 24 novembre 2021 al 27 marzo 2022 presso il MUDEC di Milano.
Prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano Cultura con il patrocinio del Consolato dei Paesi Bassi a Milano, il Museo delle Culture ospita l’esposizione dedicata al pittore olandese, realizzata in collaborazione con il Kunstmuseum Den Haag, custode della più ampia collezione di opere di Mondrian al mondo.
Nato in un comune della provincia di Utrecht, Paesi Bassi, nel 1872, Piet Mondrian si dedica alla pittura e alla sperimentazione fino al 1944, anno della sua morte.
Nonostante sia considerato uno dei più grandi maestri della pittura novecentesca, nonché pioniere del Neoplatonismo, Mondrian è un artista che, fuori dalla cerchia di studiosi e appassionati d’arte, si fatica a ricordare e difficilmente ha trovato posto nei musei italiani.
Dalla solo apparente “debolezza” della sua opera prende spinta il progetto rivoluzionario della mostra di renderlo protagonista, analizzando il processo evolutivo nascosto dietro i suoi quadri.
Se nella fase iniziale della sua attività, non perde mai completamente di vista la sua terra e gli elementi che, fin da bambino, dovevano aver colmato i suoi occhi e, a riempire le tele, ci sono fiori, mulini, canali e fabbriche; è nella fase successiva che invece accade la rivoluzione.
Pur partendo dalla tradizionale rappresentazione del paesaggio olandese, il pittore, infatti, finisce per allontanarsene presto, iniziando così a sperimentare. Solleva la linea dell’orizzonte in alto, come nessuno aveva fatto prima e, tra colori, linee rette e geometrie, si lascia trainare dalla volontà di ridurre il mondo che lo circonda alla sola e profonda essenza.
È questa consapevolezza – che rappresentò l’inizio del Neoplasticismo – che gli permise, di tela in tela, di avvicinarsi alle influenze cubiste di Pablo Picasso e Georges Braque e a toni prevalentemente grigi, lontani dalle sgargianti sfumature iniziali.
Un percorso complesso che, dai primi schizzi a matita, passando per tavolozze imbrattate dai colori più svariati, ha cercato la linearità, senza mai allontanare lo sguardo dalla propria terra e da ciò che lì aveva imparato.
Lo stesso Mondrian, nel 1942, due anni prima della sua morte disse: «Per me non c’è differenza tra i primi e gli ultimi lavori: fanno tutti parte della stessa cosa». Non c’è miglior invito se non questo: curiosare, interrogarsi e conoscere, mettere in ordine, per poi tornare a farsi domande.
Questa spinta ha guidato Mondrian e la sua sperimentazione e questa spinta può guidare il visitatore, nella mostra e non solo, avvicinandolo al percorso dell’artista e aprendogli le strade per una nuova e personale percezione del reale.
Stefania Malerba