Concilio di Trento e come una religione è stata decisa a tavolino
A poco servirono le proteste nate dalla riforma luterana, il cattolicesimo ne uscì più forte e il potere del Papa fu accresciuto.
Nato da un periodo di grande difficoltà e minaccia, il Concilio di Trento si risolse a favore del papato e le tesi di Lutero vennero condannate.
Ma procediamo con ordine.
Ci troviamo nel 1545. La Chiesa cattolica si trova di fronte ad una grande minaccia, rappresentata dalla Riforma Protestante di Lutero. Proprio lui, infatti, con le sue tesi e contestazioni, ha dato il via ad una lunghissima fase di rivolte abbracciate principalmente dai principi tedeschi e da Carlo V.
Queste rivolte si rivolgono tutte al potere ecclesiastico, accusato di essere moralmente e spiritualmente corrotto e di minacciare gravemente il vero senso della religione.
È questa la “ciliegina sulla torta”, che fa sì che queste minacce vengano affrontate in quello che passerà alla storia come Concilio di Trento. Il Concilio durerà per quasi vent’anni (dal 1545 al 1563) e vedrà la successione di ben quattro papi: Paolo III, Giulio III, Marcello II e Paolo IV.
Ma qual è l’obiettivo di questo Concilio?
Proprio da questa domanda si sono sviluppate due linee d’azione contrapposte: da un lato vediamo Carlo V e gli ecclesiastici moderati che cercano un confronto e un dialogo coi protestanti per cercare di risanare la frattura religiosa; dall’altro, invece, troviamo il papa Paolo III e l’alto clero romano, intransigenti e determinati a combattere l’eresia luterana senza prima confrontarsi con essa.
Proprio Paolo III, infatti, nel 1536 ha convocato a Mantova un Concilio per preparare una crociata contro gli infedeli. La sua volontà di dialogo e confronto coi protestanti e coi principi tedeschi è, già da allora, del tutto inesistente.
Ancora, nel 1542, nell’incontro tra cattolici e protestanti a Ratisbona, l’intransigenza del Papa è massima e si esplica nell’istituzione del Santo Uffizio dell’Inquisizione. Ecco, dunque, che il Papa, per rispondere all’eresia, gioca la potentissima carta della repressione, da sempre usata dalla Chiesa cattolica nei confronti degli eretici.
Il Concilio di Trento, con queste premesse, assume subito il carattere di risposta e repressione degli attacchi protestanti. Ma non solo! Si fa anche strada la necessità di un rinnovamento interno, con l’istituzione di metodi adeguati di formazione del clero e di rinnovamento della propria disciplina.
Innovazione, sì, ma senza mai rinnegare o mettere in discussione le tradizioni della dottrina cattolica e le verità imprescindibili che la riforma protestante vuole smantellare.
Cosa viene stabilito, dunque, con questo Concilio?
Innanzitutto, viene riconfermato il privilegio esclusivo della Chiesa sull’interpretazione delle Sacre Scritture. È oltraggioso anche solo pensare di lasciare agli individui libertà di interpretazione della Parola, come vuole invece Lutero. Libero arbitrio, sì, ma non esageriamo!
Inoltre, in contrasto con la convinzione di Lutero che l’uomo si possa salvare per sola fede, la Chiesa riafferma l’importanza anche delle opere di bene come mezzo a disposizione dell’uomo per raggiungere la salvezza eterna.
Nessun fedele, tra l’altro, ha diritto di ritenersi predestinato alla salvezza, contrariamente a ciò che affermavano i calvinisti.
Tra le riforme interne, invece, c’è: l’istituzione di seminari, al fine di preparare al meglio i futuri sacerdoti; il dovere dei sacerdoti di insegnare la dottrina ai fedeli per offrire loro una formazione religiosa adeguata; l’obbligo dei vescovi di risiedere nella propria diocesi; obbligo del celibato e dell’abito talare per ripristinare la dignità del clero.
Dulcis in fundo, nel 1564 papa Paolo IV fa pubblicare l’Indice Tridentino, conosciuto anche col nome Index librorum prohibitorum a Summo Pontifice, ovvero un elenco aggiornato di tutte le letture proibite poiché considerate eretiche.
Si capisce bene, insomma, il vasto potere di un’istituzione come la Chiesa cattolica. Un Concilio, iniziato come una potenziale minaccia al potere del cattolicesimo, ha avuto una conclusione dalle sorti totalmente rovesciate.
Non c’è dubbio che Lutero, le sue tesi e i suoi seguaci abbiano acceso un fuoco pericoloso che ha trovato l’appoggio delle masse; non c’è nemmeno dubbio sul fatto che sì, aveva ragione, il papa era corrotto e contribuiva a far marcire l’importanza della religione.
Ma può davvero un potere tanto grande quanto la Chiesa cattolica – in quegli anni, peraltro, forza politica ineguagliabile – essere messa in crisi da un fuocherello, l’ennesimo, di “eretici”?
Si sa, fin dalla sua nascita, la Chiesa cattolica ha da sempre dovuto combattere contro le eresie. Il risultato? Ne è uscita sempre forte e dominante. Ogni singola volta.
Anna Illiano
Vedi anche: Qual è la chiesa più antica di Napoli?