E fu sera e fu mattina… il tempo secondo l’uomo preistorico
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’uomo preistorico era ben consapevole dello scorrere del tempo e aveva iniziato ad adottare fin da subito dei metodi per misurarlo.
Un pezzo di legno.
Questo era tutto quello che serviva all’inizio all’uomo preistorico per tenere traccia dello scorrere del tempo. Incidere una tacca su questo pezzo di legno ogni sera, fino alla luna piena, fu il primo modo in cui l’uomo preistorico misurò il mese.
Una tacca a sera fino alla luna piena, infatti, dava un totale di 28 tacche.
Tutto ciò che gli bastava era osservare il cielo e avere la consapevolezza dell’alternarsi di giorno e notte… quell’eterno fluire, l’eterno ritorno in cui credeva l’uomo preistorico.
È chiaro che parlare di misurazione del tempo in quell’era non deve far pensare a qualcosa di assoluto e preciso. Il tempo, come ben sappiamo, non è assoluto e ancora oggi alcune società hanno metodi totalmente diversi per misurarlo. Possiamo dire certamente che si tratta di un fattore culturale.
Quello che è certo, però, è che nell’uomo preistorico questa consapevolezza dello scorrere del tempo c’è sempre stata, fin dall’inizio. D’altronde, come potrebbe essere altrimenti? La vita stessa è scandita in fasi che si succedono con lo scorrere del tempo.
In questo caso parliamo di orologio biologico, primo e rudimentale metodo che l’uomo preistorico aveva per accorgersi del passare del tempo. Ma non era l’unico modo.
Si osservavano anche i fenomeni naturali: la crescita di piante solo in alcuni periodi, la migrazione degli animali, la gestazione, e così via. Man mano che l’uomo preistorico progrediva, man mano che si passò all’agricoltura nel Neolitico, divenne fondamentale e interessante anche l’osservazione e lo studio – termine da prendere con le pinze, ovviamente – dei fenomeni cosmici; dunque, l’osservazione delle costellazioni e dei pianeti.
Fu questo il primo passo che, progressivamente, portò alla definizione dell’astronomia. Ricordiamo, ad esempio, i Decani, ovvero raggruppamenti di stelle distribuite lungo l’Equatore, utilizzati soprattutto nell’antico Egitto.
Altra scoperta fu quella dell’ombra: l’uomo preistorico scoprì che, mettendosi con le spalle rivolte al sole, il suo corpo proiettava un’ombra, la cui lunghezza cominciò ad essere usata – grossolanamente – per misurare il tempo e capire quanto tempo mancasse al tramonto.
C’era, poi, il bastone solare. Dopo una prima fase in cui l’uomo stesso si “usava” come bastone, ci fu poi un vero e proprio bastone graduato che veniva posto sul terreno. Questo metodo era noto a tutte le società antiche e dette origine ai quadranti solari, ai calendari solari e alle strutture megalitiche presenti in diversi luoghi del globo.
Per avere un primo vero calendario, però, si dovrà aspettare l’arrivo delle prime società organizzate che si staccarono dai tempi ciclici della natura e cominciarono a trovare altri metodi per creare i propri calendari.
Uno tra questi è il calendario ebraico, col quale si inventò il giorno del riposo settimanale, lo shabbat, che non trovava corrispondenze nei cicli naturali.
Anna Illiano
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