Giornata internazionale della lingua madre? Ce la spiega l’UNESCO
Cominciamo con una domanda.
Se l’UNESCO si occupa della promozione della pace e della comprensione tra le nazioni come poteva escluderne l’aspetto linguistico?
Ecco la risposta: non poteva. Non c’è comprensione finché non c’è una comunicazione, un dialogo, un confronto, in cui ognuno può esprimere sé stesso e le proprie convinzioni, con rispetto, in una lingua che gli permette di farlo.
Non tutti gli uomini sono uguali, figuriamoci le lingue. Non sono uguali, né di pari rilevanza, né di egual diffusione. “Tutti i dialetti hanno pari dignità”, bello, ma falso.
Non solo i dialetti non hanno pari dignità e non sono considerati degni allo stesso modo da chi li parla e da chi li ascolta, ma in più, sapendo che l’italiano, ad esempio, è nato da un dialetto, è facile arrivare alla conclusione che neanche le lingue nazionali lo siano.
Qualche esempio, banale, ma necessario. L’italiano non serve solo a dire pasta, pizza e mandolino, il francese a parlare di vini e formaggi, il tedesco per dare ordini e lo spagnolo a contare i passi nel flamenco. Anche, non solo.
E stranamente c’è anche un’ultima cosa: l’inglese non serve a tutto il resto. Certo, per comunicare è stato ed è, oggi più che mai, necessaria una lingua franca, una lingua comune che permetta, appunto, la comprensione.
Sono già moltissimi i bambini che, fin da piccolissimi, si abituano ad ascoltare e parlare due o più lingue. Ben venga questo, la comunicazione e l’apertura, verso il mondo e all’interno della stessa Europa.
A volte, però, in questo groviglio di lingue, in cui una rischia di dominare sull’altra, ci si dimentica della quantità e della varietà che ci circonda e che non si riduce a quella decina scarsa di parlate che pensiamo di conoscere.
È proprio per questo che, nel 1999, su iniziativa del Bangladesh, la Conferenza Generale dell’UNESCO ha pensato alla Giornata Internazionale della Lingua Madre, successivamente approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
La giornata è stata fissata al 21 febbraio di ogni anno, con lo scopo di preservare e valorizzare la diversità culturale e linguistica presente nei paesi del mondo, verso il raggiungimento di una maggiore tolleranza reciproca.
Come riportato sul sito ufficiale: «La diversità linguistica nel mondo è fortemente minacciata e un numero sempre più alto di lingue sta scomparendo. Circa il 40% delle popolazioni non ha accesso all’istruzione nella lingua che parlano e, di conseguenza, le conoscenze e le culture tradizionali che si esprimono nelle lingue originali rischiano di non essere trasmesse alle nuove generazioni».
Negli ultimi anni l’UNESCO ha, di fatto, reso disponibile online un Atlante delle lingue in pericolo, in cui si riporta il grado di rischio di estinzione di circa 2500 lingue nel mondo e la loro localizzazione. Il numero dovrebbe impressionarci.
Le parole di Irina Bokova, Direttrice Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, spiegano quanto sia importante non dimenticare le proprie radici e tradizioni, anche quelle linguistiche, che sono alla base della comunicazione “tra” popoli e “all’interno” della singola cultura:
«Le lingue madri sono fattori essenziali per la qualità dell’istruzione, che è alla base dell’emancipazione di donne e uomini e delle società in cui vivono».
Il tema scelto per l’International Mother Language Day del 2022 è “L’utilizzo della tecnologia per un apprendimento multilinguistico: sfide e opportunità”. Si discuterà sul ruolo potenziale della tecnologia per migliorare la formazione multilinguistica e supportare lo sviluppo di un insegnamento e un apprendimento, non solo di qualità, ma di equalità.
A questo scopo, ci si auspica un sempre maggiore impegno nella tutela del multilinguismo e dell’inclusione, sostenendo programmi dedicati alla promozione dell’accesso all’informazione e alla conoscenza reciproca, attraverso il sostegno della diversità linguistica e del multilinguismo, nei media e nei canali di comunicazione di massa.
Se l’obiettivo è la salvaguardia di un patrimonio culturale unico ma condiviso, chi sono i protagonisti? Noi tutti, perché, come avveniva per i canti antichi, non c’è mezzo di sopravvivenza migliore della voce di un uomo o di una donna che si estende, trasmettendosi di generazione in generazione, fino a diventare di nuovo bambino.
Buona giornata internazionale della lingua madre, allora.
Oggi, 21 febbraio, celebrate e parlate, con chiunque e come vi pare, ma, qualsiasi sia la vostra lingua, cercate di scegliere quella dell’ascolto.
Stefania Malerba