Mr. Sunshine è una lettera d’amore alla Corea
Il viaggio continua e oggi sbarchiamo su Netflix che ha realizzato uno dei miglior K-drama: Mr. Sunshine.
Recupero tardi questo capolavoro scritto da Kim Eun-sook per la regia di Lee Eung-bok e resto incastrata a metà tra una rassicurante immobilità e la rivoluzione. La prima cosa che colpisce di Mr. Sunshine è sicuramente la ricchezza e la bellezza di scenografie e costumi.
Tutto è curato e ricercato. Oltre al tema del patriottismo, toccante ed onnipresente, il K-drama ha affrontato il trattamento ingiusto nei confronti delle persone oppresse, l’assurdità delle discriminazioni tra classi sociali, e pure, le critiche a una società fin troppo spesso contro le donne.
Ci mostra, ecco, che tutti, indipendentemente dal sesso, dall’età, e dallo stato di vita, possono scegliere chi essere, e se si lavora insieme per un unico obiettivo, niente è impossibile.
Mr. Sunshine dà credito a un pezzo di storia dimenticato ed ad innumerevoli persone senza nome che hanno combattuto per proteggere Joseon dagli imperialisti.
Si può anche fallire, è parte della vita, ma le gesta ispireranno il prossimo, e prima o poi, la verità verrà fuori, e la giustizia vincerà.
Tanti i personaggi, e le donne che combattono per una grande causa, tante le storie che si intrecciano in modo non scontato, e che tratteggiano un periodo storico davvero affascinante che noi non conosciamo quasi per niente.
Non ci sono principesse deboli e bisognose di protezione, piuttosto, sono l’opposto degli stereotipi di genere ampiamente accettati dalla società.
Sono personaggi che rompono la femminilità tossica, mostrando una vera femminilità responsabile, premurosa, amorevole, appassionata, audace e forte, qualcosa di bello da vedere e non solo da guardare.
Siamo nel 1871, durante il periodo della Shinmiyangyo, la prima spedizione militare degli Usa in Corea. Il giovane Yu-jin, nato in schiavitù a Joseon e parte di una famiglia dalle umili origini, coglie l’occasione di fuggire negli Stati Uniti imbarcandosi a bordo di una nave militare, sotto il falso nome di Eugene Choi.
Farà ritorno in patria, a Joseon, nella Corea del Sud, qualche anno più tardi, a inizio Novecento, come marine.
È qui che incontra Go Ae-shin (Kim Tae-ri), figlia di un aristocratico locale, piuttosto capace nell’uso delle armi. È subito amore, ma Ae-shin non si fida di Eugene.
A fare sfondo alla loro storia d’amore, c’è un intrigo politico: le forze straniere hanno un piano per colonizzare la Corea e Eugene rivestirà un ruolo fondamentale nell’intrigo, quando viene a conoscenza del complotto.
Un viaggio lungo e tortuoso quello di Mr. Sunshine, potente.
Siate curiosi:
Da sempre (e per sempre) i fiori ricoprono una posizione di rilevante importanza in gran parte dei Paesi asiatici, compresa la Corea. In Oriente, infatti, le persone ritengono che i fiori siano in grado di trasmettere messaggi forti e svolgano, di conseguenza, un ruolo significativo nella vita quotidiana di ognuno.
Per questa ragione, i fiori e le piante vengono considerati come una parte importante della coscienza collettiva. Tradizionale, sotto questo punto di vista, la Corea del Sud è uno dei pochi Paesi al mondo ad aver adottato un fiore come proprio simbolo nazionale e di conseguenza ad averlo riportato sul proprio stemma.
Il nome di questo fiore è Mugunghwa o rosa di Sharon (comunemente nota anche come ibisco cinese). Esso rappresenta un oggetto di profondo affetto ed ha ricoperto il ruolo di simbolo della cultura coreana per secoli. Il suo significato è “eterno fiore che non appassisce mai”.
Vero è che, i fiori si possono vedere in due modi: o li metti in un vaso oppure ti metti in viaggio per vederli lungo il cammino, e il Signor Sole ha scelto la seconda opzione.
Lacrime assicurate, mi ha spezzato il cuore.
Francesca Scotto di Carlo
Vedi anche: Non v’è rosa senza spine?