Parliamo di Tone Policing, se abbassi la voce
Vi siete mai trovati in una discussione nella quale vi hanno chiesto di abbassare i toni? Vi hanno mai rimproverato perché eravate troppo coinvolti nell’esporre un pensiero?
Bene. Cioè male. Allora avete subito Tone Policing.
Il Tone Policing è una tecnica largamente diffusa.
Si tratta di una pratica utilizzata prettamente nelle discussioni, tramite la quale una persona focalizza l’attenzione soltanto sul tono utilizzato dall’interlocutore.
Non si parla di casi in cui entra in ballo l’aggressività e neppure di comportamenti socialmente sbagliati, ovviamente da stoppare con prontezza e fermezza senza dubbio alcuno.
Ci si riferisce invece a semplici scambi comunicativi nei quali l’attenzione finisce soltanto sulla metodologia espositiva dell’altra persona.
E ciò accade, nella quasi totalità dei casi, quando uno dei due interlocutori, quello che subisce il Tone Policing, fa parte di una minoranza marginalizzata.
Che si tratti di una persona nera, di una donna (sappiamo che le donne non sono numericamente una minoranza, ma che sono considerate tali in quanto vengono trattate come tali) o di qualsiasi altra categoria socialmente debole, l’individuo in questione sta difendendo la propria posizione e viene ripreso sulla metodologia espositiva utilizzata. Ciò perché è coinvolto emotivamente e il tutto traspare in maniera cristallina mediante esternazioni viscerali.
La persona con cui si sta interfacciando, perciò, sceglie di focalizzarsi sul volume di voce utilizzato, sulla debolezza trapelata, sulla stizza notata, facendolo presente e invitando l’altro, con modi sbeffeggianti, duri, infastiditi o fermi che siano, a modularsi.
In questo modo ottiene vari risultati:
- l‘attenzione si sposta dal problema analizzato – che passa in secondo piano – all’esposizione.
- delegittima la posizione del soggetto mettendo in discussione la sua capacità di interfacciarsi e sminuendo lui e l’argomento trattato.
- prova a insegnargli anche le regole comunicative che gli si confanno.
Di norma, infatti, ci si aspetta dalle categorie più fragili un atteggiamento dimesso per esplicare le proprie posizioni e provare a farsi largo nel mondo. E quindi una parte della società risulta ancora assolutamente impreparata di fronte a chi pretende quanto gli spetta a gran voce… o almeno a voce non flebile e spaventata.
Si tratta, perciò, spesso di una vera e propria micro-aggressione, mossa da una persona in una posizione privilegiata verso un’altra che lo è decisamente meno.
Giovanna Iengo
Foto copertina ideata dalla redattrice
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