Qual è il vero significato del karma?
Per comprendere in modo semplice il karma dobbiamo pensare al principio di causa-effetto: ogni azione genera una conseguenza.
In realtà, abbiamo sempre usato in maniera impropria il termine in quanto esso proviene da antiche religioni orientali ed il suo significato è molto più profondo.
La parola karma deriva dal sanscrito kárman e nasce da antiche filosofie e religioni dell’India.
La sua prima apparizione fu trovata nei Veda, una raccolta di testi sacri del popolo indoeuropeo degli Arii. La religione vedica si fondava sul sacrificio attraverso lo scambio libero tra gli dei e gli uomini e con i quali, questi ultimi, cercavano di guadagnarsi i benefici terreni.
Negli antichi testi Brāhmaṇa, la visione del sacrificio cambia in quanto gli dèi devono rispondere necessariamente a tali riti e questo era possibile solo attraverso la casta dei brahmani, ovvero dei sacerdoti che officiavano i sacrifici.
L’azione era detta kárman e, se il rito andava a buon fine, l’uomo avrebbe avuto benefici, sia in questa vita che in quella dopo la morte. Il termine quindi indicava il solo atto del brahmano a favore di coloro che ricevevano risultati futuri.
Più sacrifici si celebravano, più benefici si avevano, in caso contrario ovviamente l’uomo ne avrebbe ricevuti meno. Secondo i testi Upaniṣad, invece, si parla di personalità e condizione umana determinate dai desideri individuali e che portano ad agire l’essere umano in un determinato modo.
In pratica, ogni azione ha conseguenze future e gli esiti di tali atti sono un riflesso del processo cosmico. Insomma, l’essere, con le sue azioni, è collegato al Tutto.
Per quanto riguarda il Giainismo, si ritiene che il karma sia legato all’anima per l’eternità, per cui le azioni che si compiono possono portare conseguenze sia nella vita attuale che nelle prossime.
L’essere umano fa scelte di vita consapevoli che si legano al proprio comportamento morale.
Anche secondo il Buddismo il karma vincola la persona alle sue azioni ed è quindi all’interno del ciclo del Saṃsāra. Secondo tale religione, quando compiamo azioni buone, esse si depositano nel karma positivo, in caso contrario si accumulano in quello negativo.
Fino a quando il debito karmico non sarà esaurito, l’anima non potrà raggiungere il Nirvana, continuando a vagare nel Saṃsāra.
Tranquilli, esistono ben 12 leggi che possono alimentare le azioni positive e quindi aiutare l’individuo al raggiungimento del suo obiettivo.
Il karma è fondamentale nell’Induismo, in quanto il suo significato viene esteso a tutte le caste (non solo a quella dei brahmani) ed è quindi un “dovere sociale”, cosiddetto dharma.
Quest’ultimo evita l’accumularsi di karma negativo e si lega alle leggi dell’universo: l’essere umano deve avere un comportamento giusto per contribuire all’ordine cosmico. Beh, anche in questo caso la persona è tutt’uno con il cosmo e le sue azioni influiscono su di esso.
C’è però un modo per alleviare gli stati dolorosi dell’animo creati dal karma negativo che ci portano alla sofferenza. La soluzione è offerta dal filosofo Patañjali, redattore dell’antico testo Yoga Sūtra che risale ai primi secoli, il quale affermava che il Raja Yoga era l’unica pratica che poteva portare al riposo dello spirito ed allontanare momentaneamente i dolori dell’anima.
Insomma, come abbiamo visto, il karma, nel suo significato più profondo, aiuta a regolare la propria vita e ad avere un comportamento moralmente buono così da avere risultati positivi sia nella vita presente che dopo la morte.
Quindi, attenti alle vostre azioni; il karma vi osserva!
Martina Maiorano
Vedi anche: L’altra metà della mia anima nascosta nella leggenda delle Fiamme Gemelle