“Kiev” o “Kyiv”? Questioni di identità
I tragici aggiornamenti sul conflitto Russia – Ucraina hanno posto l’attenzione su un aspetto che se a primo impatto può apparire superficiale, ad un’analisi più attenta rivela questioni nient’affatto secondarie: “Kiev” o “Kyiv”, qual è nome corretto della capitale ucraina?
Le notizie sulla situazione in Ucraina hanno, purtroppo, letteralmente invaso i notiziari da, almeno più intensamente, due settimane a questa parte.
Tutti ci siamo accorti del fatto che i titoli dei servizi o degli articoli di giornale si riferiscono, in maniera almeno apparentemente indifferente, alla principale città del paese ora chiamandola Kiev, ora riferendosi ad essa con il nome Kyiv.
Quest’ultima forma è, in realtà, quella che ha preso il sopravvento negli ultimi tempi. Allora ci si chiede: perché?
La capitale ucraina è sempre stata conosciuta in Italia, e non solo, come Kiev, ossia la traslitterazione dal cirillico Киев, il nome russo della città. Kyiv, invece, è la traslitterazione della parola ucraina Київ.
Che spesso le città siano pronunciate diversamente dal loro nome corretto è un fatto consueto e comune: anche i centri italiani si trasformano nelle lingue degli stranieri. Ma dietro la questione di Kiev ci sono motivazioni storico-politiche non indifferenti, soprattutto nel momento che stiamo vivendo.
Il fatto è che gli ucraini hanno cominciato ad associare Kiev alla repressione del paese durante la dominazione sovietica, per cui lo avvertono come simbolo della “russificazione” del paese.
Sotto il governo dell’URSS l’Ucraina ha subito dure repressioni culturali e specificamente linguistiche, motivo per cui la forma Kiev è così diffusa, non solo all’estero, ma anche all’interno della stessa nazione ucraina, dove fino a poco fa si utilizzavano i due epiteti senza troppe distinzioni.
Dal 1991, ottenuta l’indipendenza con la disgregazione dell’impero sovietico, l’Ucraina si è battuta con fermezza per far valere la trascrizione ucraina del nome della capitale. In particolare, nel 2018, il governo ucraino ha avviato una campagna a favore dell’utilizzo di Kyiv, promuovendo l’hashtag #KyivNotKiev, che è ritornato in voga su Twitter nei post più recenti, in cui si chiede di adoperare la forma ucraina come segno di appoggio alla popolazione devastata, in opposizione alle iniziative russe.
Alcuni periodici e reti televisive hanno accolto la richiesta, sostituendo Kiev con Kyiv; altri invece, pur comprendendo la natura significativa della faccenda, la ritengono trascurabile in virtù di una comunicazione più efficace nei confronti di un pubblico, come quello italiano, abituato all’appellativo Kiev.
Ci rendiamo conto di quanto tutto questo possa avere peso oggi. Kyiv non è solo il nome più “fedele all’originale”, ma è un simbolo di indipendenza e di identità, quella stessa identità che i bombardamenti degli ultimi giorni stanno tentando di distruggere. Perché un paese non è solo un territorio delimitato da confini geopolitici scrupolosamente delimitati: un paese è il suo popolo, è un’etnia, una cultura, una lingua, un sentire diffuso e condiviso.
L’utilizzo dell’uno o dell’altro termine è rilevante ma non determinante: non si vuole esagerare e precipitare nel fastidioso eccesso di politicamente corretto. Tuttavia è importante usare la lingua con consapevolezza e coscienza e sapere che oggi più che mai la capitale ucraina è Kyiv.
Maria Paola Buonomo
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