Le aragoste sarebbero biologicamente immortali… se non fossero stanche
Se vi siete chiesti quale sia il segreto per l’immortalità, la risposta non è nella pietra filosofale e neanche in una pozione con polvere di fata.
Pare bisognerebbe considerare la vita delle aragoste, amate da molti come alimento dal sapore raffinato e delicato, e anche costoso.
La scienza dimostra come al proprio interno contengano l’immunità biologica al trascorrere del tempo.
Le aragoste, infatti, che vivono fino a 70 anni, non muoiono di vecchiaia, ma per la fatica e lo stress metabolico dovuti alla muta. Negli anni l’animale divenendo sempre più grosso, fa molta fatica a rinnovare il suo esoscheletro spendendo una grande quantità di energia che porta via “la vecchia casa”, esausta e priva di vita.
Secondo i ricercatori, questa caratteristica dipenderebbe da un enzima in grado di ringiovanire le cellule indefinitamente, la telomerasi. Presente in tutti i vertebrati, quest’ultima ha la funzione di riparare i telomeri ad ogni replicazione cellulare, ma nel corso della vita smette di funzionare, provocando il progressivo accorciamento dei telomeri e l’invecchiamento e l’insorgenza di tumori. Nelle aragoste, invece, questo enzima non smette mai di funzionare, tant’è che la fertilità aumenta maggiormente con l’età.
Se solo crescessero irrimediabilmente di statura, invidieremo l’immortalità “di piccoli” esserini acquatici.
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