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Niente panico: superare il blocco dello scrittore con Lewis Carroll

Dell’autore di un libro così meravigliosamente contorto come Alice nel Paese delle Meraviglie, probabilmente nessuno sarebbe portato a dire: ah, questo è proprio un uomo pratico!

Invece, pochi scrittori si sono dimostrati pragmatici nella vita così come nella scrittura quanto Lewis Carroll, infaticabile dispensatore di saggezze concrete fin dalla più tenera età.

D’altronde, probabilmente, una visione chiara e ordinata della vita era esattamente quello che serviva per destreggiarsi tra i labirinti dei sensi e i fumi dei brucaliffi tra i quali amava far perdere i suoi personaggi tanto quanto i suoi lettori.

La sua immensa lucidità viene fuori in tutta la sua potenza, in particolare, in alcune lettere datate 1885 e indirizzate alla sua compagna di giochi, la sua amica d’infanzia e collega scrittrice Edith Rix.

In queste lettere, Carroll affronta un problema al quale è difficile abbinarlo, ma di cui deve pur aver sofferto: il blocco dello scrittore. Che sia stato alle scuole superiori di fronte all’ennesimo tema d’italiano o che vi blocchiate davanti al “cosa stai pensando?” di Facebook, il terrore della pagina bianca tutta da riempire prima o poi ha attraversato con un brivido tutti noi. Che fare, in questo caso, si chiede Edith?

Un centinaio d’anni prima che la psicologia individuasse la necessità di concedersi salutari pause dal lavoro artistico, e molto, molto prima di tutte le teorie sugli stati della produzione creativa, Carroll offre una carrellata di tre preziosi consigli pratici per sormontare quei problemi che ci rendono improvvisamente impossibile la vista di una penna o di una tastiera…

Consiglio #1 – Fermati!

“Dopo aver provato a sufficienza e con un certo sforzo a comprendere qualcosa, se ancora senti di non averla capita fino in fondo, fermati! Continuando puoi solo farti del male. Mettila da parte fino alla mattina seguente; e, se ancora non riuscirai a venirne a capo, e non potrai contare sulla spiegazione di nessun altro, lasciala perdere totalmente, e torna alla parte del tuo lavoro che avevi realmente capito.

Quando ero alle prese con la mia tesi universitaria e avevo da studiare libroni di matematica, ricordo che, dopo settimane in cui ero riuscito a padroneggiare dieci, venti pagine, finivo per capitare in qualche gorgo incomprensibile. Il mio rimedio, allora, era ricominciare il libro da capo. E magari in un paio di giorni sarei tornato allo stesso ostacolo di prima ma con abbastanza impeto da riuscire a superarlo. Oppure no. Ho ricominciato a scrivere certi libri milioni di volte!”

Non a caso parliamo di matematica: dietro il brillante nome d’arte di Lewis Carroll, non dimentichiamocelo, si celava infatti l’altrettanto brillante matematico Charles Dogdson. E il suo secondo consiglio lega proprio questi due mondi all’apparenza così distanti.

Consiglio #2 – Risolvi il problema!

“Non lasciarti mai un problema irrisolto indietro. Quello che voglio dire è, non continuare a scrivere fino a che non puoi passare un pettine oltre i nodi di quello che hai già scritto. Impara dalla matematica, in questo, più che dalla lettura: leggendo un libro, infatti, potrebbe capitarti di inciampare in una frase che ti sembra oscura.

Beh, puoi saltarla e andare avanti più o meno tranquillamente. In un problema matematico, non puoi farlo: se non risolvi il passaggio precedente, non puoi accedere a quello successivo. Scrivere è proprio così.”

Infine,

Consiglio #3 – Riposa!

“Impara a lavorare solo fino a quando il tuo cervello ti consente di pensare chiaramente. Appena le idee cominciano ad accavallarsi, lascia tutto e vai a riposare, fa una passeggiata, bevi qualcosa… O finirai non solo stanco, ma senza aver scritto niente che valga la pena esser letto.”

Che è anche peggio!

Marzia Figliolia

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Marzia Figliolia

Ci sono tre categorie di persone che rischiano di finire sotto una macchina ad ogni incrocio: i distratti; quelli che hanno una melodia in testa e la testa tra le nuvole; quelli che pensano a cosa scrivere nella propria bio quando arriveranno a casa. Io appartengo a tutte e tre le categorie.
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