Quando l’avanguardia cinematografica si fa donna
Nella storia del cinema ci sono stati dei momenti, degli eventi che hanno lasciato un’impronta indelebile ma soprattutto che hanno spianato la strada verso una maggiore inclusività.
Nello specifico parliamo di cinque donne vincitrici di premi Oscar e Golden Globes che hanno fatto la storia, poiché prime a vincere in una determinata categoria.
Cominciamo con la prima donna in assoluto ad aver vinto un Oscar, parliamo dell’attrice Janet Gaynor, per le sue interpretazioni nei film Settimo cielo, L’angelo della strada entrambi di Frank Borzage e Aurora di Friedrich Murnau, nel 1929, primo anno della cerimonia degli Academy Awards.
L’evento fu molto ristretto, la notte degli Oscar, oggi cerimonia di portata mondiale nacque in realtà come una sorta di “festa privata più che una grande cerimonia pubblica” come affermava la Gaynor.
Janet Gaynor è stata una delle più delle celebri attrici del cinema muto, ma la sua carriera continuò anche dopo l’avvento del sonoro, ricordiamo ad esempio la sua interpretazione nel ruolo di Esther Blodgett in È nata una stella del 1937.
Continuiamo con Hattie McDaniel, che è stata la prima attrice afroamericana a vincere un Oscar nel 1940 come miglior attrice non protagonista nel celebre e discusso film del 1939 Via col vento diretto da Victor Fleming.
Il film, nonostante il successo, recentemente è stato oggetto di polemiche, è stato accusato di razzismo e di reiterare e fomentare certi stereotipi sulle persone di colore, dando inoltre un’immagine irrealistica della condizione degli schiavi americani.
Durante la cerimonia di premiazione degli Academy Awards, a causa delle legge razziali allora vigenti in America, alla McDaniel fu impedito di sfilare sul red carpet e di sedersi accanto agli altri attori in prima fila, ma tenne lo stesso il suo discorso per l’Oscar, nel quale si percepisce tutta la sua emozione: “Accademia dell’arte cinematografica, colleghi dell’industria del cinema e invitati d’onore, questo è uno dei momenti più felici della mia vita. Spero sinceramente di essere sempre di merito per la mia razza e per l’industria del cinema il mio cuore è sinceramente grato di dirvi come mi sento, vi ringrazio e che Dio vi benedica.”
Nonostante il suo grande successo, Hattie McDaniel subì numerose critiche e attacchi provenienti dalla comunità afroamericana che la rimproverava di aver interpretato dei ruoli che enfatizzavano le discriminazioni e gli stereotipi americani sulla loro comunità.
Al di là delle critiche che le sono state mosse, Hattie ha comunque stabilito un primato e rivoluzionato ai suoi tempi la storia degli Oscar.
Lasciamo per un attimo l’America e voliamo in Italia perché se parliamo di vittorie che hanno lasciato il segno e un’impronta nella storia non possiamo non citare Anna Magnani.
L’attrice romana è stata la prima donna a vincere un Oscar come migliore attrice protagonista nel 1956 con il film americano La rosa tatuata diretto da Daniel Mann. Il film si basava su un’opera teatrale che il drammaturgo Tennessee Williams aveva scritto appositamente per la Magnani.
Nella pellicola ambientata nel sud della Louisiana, la Magnani interpretava un’emigrante siciliana di nome Serafina Delle Rose sposata con Rosario, questi però perde la vita in un incidente stradale.
Rimasta vedova e con una figlia, la donna si chiude in un isolamento dal mondo da cui uscirà innamorandosi di un suo concittadino siciliano anch’egli emigrato Alvaro Mangiacavallo interpretato da Burt Lancaster. Serafina si sente però ancora legata al marito scomparso ma dopo una serie di tentennamenti decide di lasciarsi alle spalle la sua vita precedente e ricominciare con Alvaro.
La vittoria dell’Oscar fu assolutamente inattesa per Anna Magnani che quando ricevette la notizia si trovava a Roma. Qui, l’attrice ricevette intorno alle cinque del mattino la telefonata di un giornalista che le comunicava la vittoria, lei incredula, pensando fosse uno scherzo, riagganciò il telefono; solo con una seconda telefonata riuscì a capacitarsi di aver vinto per davvero.
Proseguiamo con la regista Kathryn Bigelow che nel 2010 vince l’Oscar alla migliore regia con il suo film The Hurt Locker del 2008. Il film tra i numerosi riconoscimenti vinse anche l’Oscar come miglior film.
Se guardiamo alla storia del cinema, salta subito all’occhio che la stragrande maggioranza dei registi sono uomini, fatto questo, che rende ancora più importante la vittoria di Kathryn Bigelow.
Il suo film The Hurt Locker è ambientato in Iraq durante la guerra e ci racconta di una squadra di artificieri dell’esercito americano che ha il compito di eliminare e neutralizzare ordigni.
La regista era rimasta profondamente segnata e colpita dai racconti del giornalista Mark Boal che visse per due settimane quegli eventi dal vivo.
Grazie a questi racconti la Bigelow è riuscita a rappresentare in modo vivo e realistico la tensione continua e il dramma psicologico sperimentato da questi soldati nel compiere una missione così rischiosa.
Non potevamo infine che concludere con lei, MJ Rodriguez, la prima donna transgender ad aver vinto un Golden Globe come miglior attrice protagonista per la sua interpretazione nella serie drammatica Pose di Ryan Murphy. L’attrice del New Jersey dopo svariati ruoli minori si è fatta conoscere ed amare grazie al ruolo della dolce e premurosa Blanca Evangelista, “madre” dell’omonima casa.
La serie è ambientata negli anni 80 a New York ed è incentrata sulla ball culture americana e sulla comunità LGBTQ+ evidenziando in particolare le discriminazioni e le violenze subite dalle persone transessuali afroamericane.
Come in un musical eccentrico e colorato Pose rappresenta il dramma e l’isolamento ma al contempo la voglia di farsi strada nel mondo sulle note di Vogue della comunità trans e non solo.
Nonostante la cerimonia di premiazione sia stata piuttosto limitata e silenziosa a causa delle restrizioni dovute al Covid-19, il Globe attribuito a MJ Rodriguez è un passo in avanti fondamentale nella storia del cinema e non solo, l’attrice ha infatti aperto la strada a future persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ mostrando che possono raggiungere traguardi sempre più alti ed ambiziosi. L’attrice commenta infatti la vittoria con un post su Instagram scrivendo: “questa è una porta che si apre per molti altri giovani talenti. Vedranno che è più che possibile”.
In un’intervista rilasciata a Repubblica, durante la Fashion Week di Milano MJ Rodriguez ha dichiarato: “spero che attraverso il mio esempio i giovani possano imparare ad accettare la loro natura. Io li capisco profondamente perché ci sono passata. Sento questa responsabilità come qualcosa di innato. Sono stata fortunata anche se non per tutti è così. Vorrei che la mia battaglia andasse oltre gli steccati: mi batto per quello che sento come giusto, non solo per i diritti LGBTIQ, ma per quelli di tutti, compresa la discriminazione delle donne, e contro il riscaldamento globale”.
Insomma queste cinque donne hanno davvero in modi e tempi diversi fatto la storia, sono state “avanguardiste” in quanto hanno mostrato che nonostante le discriminazioni e i pregiudizi, si possono raggiungere grandi obiettivi ed è giusto quindi puntare sempre in alto a prescindere dalla propria condizione.
Benedetta De Stasio
Vedi anche: Sì alle donne! Ma andiamoci piano