“Tratto da una storia vera” o tutte le volte che le pagine mettono i brividi
Capita nel corso della vita di imbattersi in libri che colpiscano più di altri, di immergersi in racconti o avventure meno coinvolgenti di altri o di emozionarsi con maggiore coinvolgimento.
Quando si è assaliti da una fame così trascinante da indurre a divorare pagina dopo pagina l’intero libro, fino a lasciarci addosso l’idea di una totale immersione in quelle parole, c’è una sola sensazione che forse può competere o compensare questa emozione: scoprire che i fiumi di inchiostro che hanno rapito la nostra attenzione sono ispirati o tratti da una storia vera.
Infatti mentre in alcuni casi si è psicologicamente predisposti ad affrontare il racconto di una storia effettivamente accaduta e di tutto ciò che ne consegue, come per la storiografia o le autobiografie, in determinati casi fa rabbrividire scoprire che degli avvenimenti possano essere realtà.
È il caso della penna di Alice Sebold, autrice del best seller Amabili resti che ha stretto lo stomaco di migliaia di persone con il racconto di una quattordicenne stuprata e poi assassinata, il cui corpo è stato smembrato e poi occultato. Ciò che accade alla giovanissima protagonista, Susie Salmon, ha poi ispirato anche l’omonimo film.
Si tratta di una di quelle storie che ti trasmettono la consapevolezza di non poterle riaffrontare, quando si giunge alla conclusione sia del libro sia del film sai già che non li riguarderai.
A maggior ragione quando ci si ricollega a Lucky, il racconto della storia vera che c’è alle spalle e che ispira la giovane Susie, che narra nel modo più crudo e schietto la violenza subita dalla stessa autrice all’età di 18 anni.
O ancora, Concita De Gregorio ci mette dinanzi alla crudeltà umana con il suo breve ed intensissimo Mi sa che fuori è primavera.
Una moglie, un marito, due figlie gemelle: Alessia e Livia. Chi non ricorderebbe i due visi oggetto di critiche e talk show?
Bene, la De Gregorio ripercorre l’incrinarsi del matrimonio, la necessità di controllo del marito sulla moglie, su tutte le attività delle figlie e della famiglia, con una pressione psicologica tale da far avvertire un peso sul cuore anche al lettore.
Poi la separazione e dopo un viaggio con il papà delle bambine non c’è più alcuna traccia.
Indagini, avvistamenti, intenzione omicida e tutto ciò che viene vagliato sono sempre più incalzanti e sono tutti elementi che restituiscono il ritratto di una mamma forte e fragile contemporaneamente, in cui chiunque può trovare qualcosa di sé.
“Non sento nessuna necessità di avere nuovi figli. I pinguini, ho visto, quando qualcosa succede al loro uovo ne rubano un altro e covano quello. Capisco. Belli i pinguini. Pinguini comunque.”
Con queste parole non esclude la possibilità di amare ancora, pur non interrompendo mai la ricerca delle sue bambine, incessante, dolorosa; solo saldando a sé la capacità di amare.
Alessandra De Paola
Vedi anche: #cinquelibrichedovresteleggeresepossedeteunatendenzaallemozionefacile