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JonBenét Ramsey, un omicidio irrisolto e una famiglia misteriosa

Il 25 dicembre del 1996, nella cantina di una casa a Boulder, Colorado, venne ritrovato il corpo senza vita della piccola JonBenét Ramsey. 

Ma chi è JonBenét e cosa è successo quella notte? 

La piccola nacque ad Atlanta in Georgia il 6 agosto del 1990 e, all’età di nove mesi, la famiglia si trasferì nel Colorado, precisamente a Boulder. 

JonBenét viveva in una famiglia decisamente agiata: il padre, John Bennett era un uomo d’affari di successo, mentre la madre, Patricia Ann Paugh – da tutti chiamata Patsy – da giovane era stata nominata reginetta di bellezza. JonBenét, però, non era l’unica figlia di John Bennett e Patsy Paugh: c’era anche un fratello, Burke, di tre anni più grande della sorella. 

A vederla da fuori, questa famiglia sembra perfetta: così ricca da possedere ben due aerei privati e uno yacht; Patsy era non soltanto bella, ma anche estremamente intelligente (laureata in giornalismo e con un’abilità incredibile nel trattare con le persone). 

A Patsy piaceva avere tutto sotto controllo: la casa, l’arredamento, persino la vita di sua figlia, JonBenét che cominciò a partecipare a svariati concorsi di bellezza. 

Tutto sembrava procedere a meraviglia, tra concorsi di bellezza, feste lussuose, complimenti che piovevano su JonBenét e, di conseguenza, su Patsy… fino a quel tragico Natale del 1996.

I Ramsey avevano trascorso una splendida giornata insieme, facendo tutte le normali attività che si svolgono a Natale: stare insieme, scambiarsi gli auguri, scartare i regali. 

Quel giorno, i Ramsey avevano in programma una cena a casa di una coppia di amici: Fleet e Priscilla White. E, una volta tornati a casa, John e Patsy avevano portato i figli a letto. 

Quella sarà l’ultima volta in cui John e Patsy vedranno la loro figlia, di soli sei anni, viva. 

Il giorno dopo Patsy si era svegliata di buonora e, percorrendo la rampa di scale che portava in cucina, aveva trovato una lettera scritta a mano poggiata su un gradino. 

La lettera diceva: 

«Signor Ramsey, Ascolti bene! 

Siamo un gruppo di persone che rappresenta una piccola fazione straniera. Rispettiamo il suo lavoro ma non la nazione per cui lo svolge. 

In questo momento sua figlia è in nostro possesso. È sana e salva e se vuole che veda il 1997, deve seguire le nostre istruzioni alla lettera. Prelevi 118.000$ dal suo conto. 100.000 devono essere in biglietti da 100 e gli altri 18.000 in biglietti da 20. Si assicuri di portare alla banca una valigetta di dimensioni adeguate. Quando torna a casa metta i soldi in una busta di carta marrone. 

La chiamerò domattina tra le 8 e le 10 per darle le istruzioni per la consegna. La consegna sarà faticosa per cui le consiglio di essere riposato. Se vediamo che preleva i soldi prima, la chiamerò presto per accordarci su una consegna anticipata e quindi una riconsegna anticipata di sua figlia. 

Ogni deviazione dalle mie istruzioni causerà l’immediata esecuzione di sua figlia. Non avrà nemmeno i suoi resti per il funerale. I due signori che la tengono in custodia non hanno una particolare simpatia per lei, per cui la avverto di non provocarli. Parlare a chiunque della sua situazione, come alla polizia, all’FBI ecc., avrà come risultato la decapitazione di sua figlia. 

Se la vediamo parlare anche con un cane, lei muore. Se lei avverte la banca, lei muore. Se i soldi sono in qualsiasi modo segnati o manomessi, lei muore

Può provare a imbrogliarci ma sappia che noi conosciamo molto bene le tattiche e le contromisure delle forze dell’ordine. Ha 99 possibilità su 100 di uccidere sua figlia se tenta di fregarci. Segua le nostre istruzioni e avrà il 100% di possibilità di riaverla. Lei e la sua famiglia siete sotto controllo costante, così come le autorità. 

Non tentare di fare il furbo, John. Non sei l’unico ricco dei dintorni, per cui non pensare che per noi uccidere sia difficile. Non ci sottovalutare, John. Usa quel tuo buon senso del Sud. Adesso dipende da te John!

Vittoria!

S.B.T.C»

Fu a quel punto che Patsy, spaventata, corse prima in camera di JonBenét per controllare che ci fosse e, una volta constatato con orrore che la bambina era sparita, chiamò il 911 per denunciare il rapimento, andando chiaramente contro quello che era stato scritto nella lettera dai presunti rapitori. 

Le ricerche cominciarono subito, ma solo dopo molte ore, alle 13 circa, il corpo della piccola venne ritrovato, senza vita, in cantina. 

La bambina aveva, nel palmo della mano sinistra, un cuoricino disegnato con un pennarello rosso; la bocca era coperta con un nastro adesivo (si scoprì che le fu messo post-mortem); collo e polsi erano legati con una corda di nylon.

La scena – che era chiaramente una scena del crimine – fu però contaminata e manomessa dal padre di JonBenét che, in preda allo sconforto, aveva rimosso il nastro adesivo e aveva tentato di rianimarla, nonostante fosse già morta. 

Non solo: l’aveva anche sollevata, spostandola dalla posizione in cui si trovava e l’aveva trascinata di sopra, poggiandola sul pavimento. 

L’autopsia fu eseguita il giorno dopo e le indagini proseguirono per diverso tempo. Molte furono le ipotesi (c’è chi crede che siano stati i genitori; c’è chi crede che sia stato il fratellino, affetto da disturbi psichici; c’è chi crede che possa essere effettivamente entrato qualche estraneo, nonostante non fossero presenti segni di effrazione), ma il caso, ad oggi, non è ancora stato risolto

Qualunque sia la verità, una cosa è certa: i Ramsey nascondevano qualcosa. Quando Patsy aveva chiamato il 911, dopo aver spiegato velocemente la situazione, aveva riagganciato. O almeno credeva di averlo fatto: solo anni dopo, la donna con cui aveva parlato confesserà di aver sentito uno scambio di battute tra la signora Ramsey e due voci maschili – presumibilmente il marito e il figlio. 

La conversazione era molto confusa, ma la donna sostiene di aver sentito la voce scioccata della signora Bennett dire “Che cosa hai combinato?” e una voce di bambino – il figlio – rispondere “Perché? Hai visto qualcosa?

Anna Illiano

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Anna Illiano

Anna Illiano (Napoli, 1998) è laureata in Lingue e Letterature euroamericane e si sta specializzando in editoria e giornalismo presso La Sapienza di Roma. Ha un blog personale “Il Giornale Libero” ed è articolista per il magazine La Testata. Dal 2021 collabora occasionalmente col giornale “il Post Scriptum”
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