Addio a Letizia Battaglia, la fotografa delle lotte
A 87 anni ci lascia Letizia Battaglia, fotografa e fotoreporter italiana.
Considerare la fotografia del Novecento, europea, italiana, senza tener conto di Letizia Battaglia è quasi impossibile.
Siciliana in tutto e per tutto, Letizia conosceva bene la sua terra e con essa è riuscita ad essere ricordata come una delle più grandi fotografe italiane. I suoi racconti di Palermo, oltre la mafia, come lei stessa chiariva, sono stati una testimonianza senza precedenti.
Immagini di dolore, povertà, miseria, che riempivano i luoghi e la vita nella società palermitana.
Fin dai primi anni Settanta, Letizia Battaglia inizia a fotografare per il giornale siciliano L’Ora: la fotocamera è per lei salvezza e terapia. Con carattere deciso propone inchieste sul nomadismo in città, sui giri di prostituzione, sugli zingari, tutte approvate. La sua prima fotografia è quella di una prostituta, Enza, con alle spalle una storia di minacce ed il pericolo costante di finire in mani sbagliate.
Si sposta a Milano con il collega e compagno Santi Caleca, per tre anni, e anche qui collabora con vari quotidiani facendo la spola con gli ambienti siciliani e restando a contatto con la Sicilia “lombarda”. Anche qui si sente a casa, e negli anni dell’ ”autunno caldo” segue tutto quello che le interessa: movimenti studenteschi, contestazioni, scontri di piazza, nel centro culturale che brulica di personaggi illustri.
Nel 1974 torna a Palermo e in quegli anni fotografa le forti contraddizioni della città: da una parte la sospetta aristocrazia sfarzosa, dall’altra la povertà estrema e il sangue delle vittime di mafia.
Sono gli anni di piombo. Letizia Battaglia è in prima linea nel documentare i delitti nella sua città. Nei suoi negativi si racconta del clan Corleone e dell’egemonia su Palermo, dei processi a figure pubbliche, degli omicidi brutali che sporcano le strade.
La missione va oltre l’essere coraggiosi: è quella di testimoniare.
E ancora, la lotta antimafia portata avanti quotidianamente nella Palermo delle stragi. Letizia fotografa giudici, poliziotti e uomini delle istituzioni in prima fila nella lotta contro Cosa Nostra, dagli anni Settanta agli anni Novanta.
Una delle immagini simbolo, da un punto di vista politico è sicuramente quella dell’allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti con Nino Salvo del 1979, che si scoprirà essere un mafioso in affari con la parte corrotta del governo.
Nel 1993, a processo in corso, si cercherà negli archivi della fotografa: «Letizia, hai fatto lo scoop della tua vita.»
Nel gennaio del 1980, mentre si trova in auto con il nuovo compagno e la figlia, in via della Libertà nota un gruppo folto di persone attorno ad un automobile tra vetri rotti, rottami e persone ferite. Pensando ad un incidente stradale si precipita fuori con la sua macchina fotografica solo per poi notare qualcosa di diverso. Sono scatti veloci e confusi, ma attraverso i vetri frantumati dell’auto immortalano gli ultimi attimi di vita del Presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella, e suo fratello Sergio mentre lo estrae dalla vettura.
Letizia e il compagno Zecchin furono gli unici a trovarsi lì, per primi.
Il suo impegno di fotografa per i giornali è continuo, questo perlomeno fino al 1992, l’anno degli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Fra le foto di Letizia Battaglia, gli anni Ottanta sono fecondi di impegno sociale. C’è un interesse diverso nel voler indagare il volto dei siciliani, della gente comune, su cosa significhi vivere in quel mondo. Donne, bambine e bambini, nei vicoli e nei rioni della città con i loro volti duri e pieni di dignità, da cui Letizia crea una serie intima e profonda di compassione. Nei quartieri si vive e si cresce, forse troppo in fretta.
«Le donne e le bambine che fotografo non sorridono mai, se cominciano a ridere per imbarazzo chiedo di non farlo, perché questo tipo di risata confonde le emozioni sul viso, le nasconde. Con la mia camera preferisco cogliere un viso serio che conserva tutte le sfumature dei sentimenti che lo attraversano.»
Nonostante i riconoscimenti internazionali e i viaggi fra Milano e Parigi, Letizia Battaglia è sempre ritornata nel suo posto, Palermo. Una città che insieme amava e odiava ma di cui sicuramente è riuscita a vedere davvero tutto, e a regalarcelo.
Giovanni Allocca