La volta in cui Hitler commissionò le divise delle SS a Hugo Boss
Uno dei punti di forza della propaganda nazista era l’attenzione verso la forma e l’estetica: non dimentichiamoci che Hitler era un artista mancato!
Un’analisi spesso sottovalutata quando si parla del nazismo è quella che riguarda l’attenzione del Führer nei confronti dei design.
Adolf Hitler oltre ad avere una visione politica folle e spregiudicata, possedeva un’attitudine particolare nei confronti della comunicazione e dell’arte.
Basta pensare a quanto la svastica sia forte come simbolo: le forme squadrate, i tre colori utilizzati… Tutto influisce perfettamente nel trasmettere l’idea di potere e terrore che il partito nazionalsocialista tedesco voleva comunicare ai propri elettori e ai rivali politici.
Molti sanno che Hitler tentò di essere ammesso all’Accademia di Belle Arti di Vienna e che fu rifiutato.
Sono in pochi a sapere che nel bunker in cui pose fine alla sua esistenza di aguzzino, venne ritrovato uno splendido quadro di Palma il Vecchio.
Tra i pochi oggetti che il Führer volle con sé prima di morire, scelse qualcosa di non funzionale ma dall’immenso valore estetico.
Anche questo conferma, non certo sensibilità emotiva, quanto il suo legame col mondo della comunicazione visuale fosse particolarmente sviluppato.
Anche l’auto Volkswagen più famosa, l’iconico Maggiolino, fu pensata sotto dittatura tedesca perché tutte le famiglie potessero permettersi un’automobile. Se pure la progettazione è stata ad opera di Ferdinand Porsche, pare che il dittatore tedesco abbia avuto voce in capitolo sul design.
Ma fu con la scelta dello stilista che avrebbe vestito le SS, la terrificante organizzazione paramilitare della Germania Nazista, che Hitler avrebbe dato prova della sua capacità di riconoscere e cannibalizzare giovani talenti artistici.
Hugo Boss il famoso stilista, il cui marchio è tutt’ora tra i più importanti nel mondo della moda, era un membro attivo del partito nazista già da prima dell’ascesa al potere di Hitler.
Il Führer lo scelse dunque sia per la dedizione alla sua causa politica, sia scorgendo le enormi potenzialità del modellista che sarebbe morto nel 1948.
Per produrre le camicie delle SS, vennero impiegati come lavoratori alcuni prigionieri politici provenienti da Francia e Cecoslovacchia. Gli operai, soprattutto donne, vivevano in condizioni precarie con ritmi di lavoro massacranti. Le condizioni igienico sanitarie erano ai limiti del tollerabile. Molti anni dopo la guerra, il colosso della moda se la sarebbe cavata semplicemente scusandosi con i lavoratori e pagando una multa salata.
Sara Picardi
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