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Lunga vita alle api, per il nostro futuro

“Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

Frase emblematica erroneamente attribuita ad Einstein, è comparsa per la prima volta durante una manifestazione di apicoltori a Bruxelles nel 1994. 

Già allora gli apicoltori manifestavano sui problemi dell’apicoltura, sulla crisi che investe questo settore, sempre più danneggiato per la morte di questi preziosissimi insetti. 

Le api sono insetti particolarmente intelligenti, che hanno sviluppato un originale ed efficace sistema di comunicazione, che ha permesso loro di costruire una complessa organizzazione interna per il buon funzionamento dell’alveare.

Esse si comprendono tra loro sia attraverso messaggi chimici che ottengono grazie ai feromoni che producono da particolari ghiandole, sia attraverso la danza. 

Gli studiosi hanno registrato determinati movimenti che le api addette alla raccolta del miele, le bottinatrici, mettono in atto per comunicare con le altre.

Una danza circolare per indicare i fiori ricchi di nettare vicini all’alveare ed una danza ad otto per tracciare la strada verso i fiori più lontani. 

Le api sono i principali impollinatori: è grazie al loro incessante lavoro se noi possiamo mangiare la frutta e la verdura.

Eppure di api ne muoiono sempre più ogni anno, secondo i dati forniti dal WWF il 40% degli impollinatori rischia di estinguersi.

Il 35% del cibo prodotto a livello mondiale deriva dall’impollinazione, ciò significa che andiamo incontro ad un serio pericolo di produzione alimentare nei prossimi anni.

L’uso di pesticidi è la principale causa di morte degli insetti impollinatori. L’agricoltura intensiva utilizza pesticidi, e molto spesso anche i piccoli coltivatori. Queste sostanze chimiche non colpiscono unicamente i parassiti che rovinano i raccolti, ma anche gli insetti fondamentali per il sistema di impollinazione.

Non solo, secondo i dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno 26 milioni di persone subiscono avvelenamenti da pesticidi e il numero di malati di tumori è in crescita. 

Essendo queste sostanze velenose, distruggono totalmente nel corso del tempo l’ecosistema causando anche l’impoverimento del suolo, con il conseguente disboscamento.

L’Unione Europea si è posta precisi obiettivi quali la riduzione dell’utilizzo dei pesticidi del 50% e l’incremento dell’agricoltura biologica. 

Entro il 2030 i paesi dovrebbero ridurre del 65% le emissioni nocive. 

Eppure danni irreversibili già sono stati fatti, la crescita della domanda di cibo, i pochi fondi destinati all’agricoltura biologica, la scarsità di piogge sono tutti fattori che influiscono sulla scelta di molti agricoltori di utilizzare pesticidi per ottimizzare la resa dei raccolti. 

Un circolo vizioso dal quale è difficile uscire, cambiare significherebbe apportare profondi cambiamenti al nostro modo di mangiare e di vivere.

Cambiamenti necessari se vogliamo avere un futuro. 

Beatrice Gargiulo

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Beatrice Gargiulo

M. Beatrice Gargiulo, studentessa di archeologia, ama l’arte, la storia e dedicare il tempo libero alla lettura.
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