Profughi Ucraini a Napoli: come aiutare?
Ricorderemo a lungo la tragedia che si sta consumando nel cuore dell’Europa.
Ne parleranno i libri di storia, le scuole e i documentari. I “nuovi anni 20” non saranno certo ricordati con clemenza.
Ma fra gli innumerevoli problemi del momento quello più imperante sono i 4 milioni di profughi ucraini, dei quali la stragrande maggioranza sono minori.
Come aiutare?
Mentre la Russia continua nella sua campagna di disinformazione celando i crimini di guerra ed etichettando il popolo ucraino come una torba di nazisti, un problema reale c’è e permane: la tragedia umanitaria degli sfollati ucraini.
Civili inermi che hanno perso da un giorno all’altro ogni pezzo della loro vita, bambini allo sbando che molto spesso non parlano altra lingua se non la propria: l’unica soluzione era fuggire, ma dove?
Sarà interessante notare che tra le destinazioni principali dei profughi in Italia un posto di rilievo occupa Napoli, seguita subito da Roma e Milano.
Perché Napoli? Molti ucraini hanno risposto di aver già conosciuto per vie traverse l’ospitalità del popolo napoletano.
E in effetti le iniziative per il sostegno ai rifugiati non mancano.
L’ospedale Loreto Mare ha messo a disposizione più di 600 posti per l’accoglienza e sono state addirittura messe a disposizione otto ville requisite ai boss della camorra, con la speranza di poter far accrescere questo numero.
Interessanti sono anche le iniziative di vari enti come quella della Federico II che dal 4 aprile scorso ha aperto la possibilità di frequentare corsi online per lo studio della lingua italiana di livello A1 e A2 in maniera totalmente gratuita.
Nei prossimi giorni sarà anche attivato l’aiuto di Medici Senza Frontiere, che grazie ad un team composto anche da psicologi aiuteranno le persone traumatizzate a superare per lo meno nell’immediato i problemi più gravi.
Eppure la situazione rimane drammatica, nonostante tutte le lodevoli iniziative.
In effetti, superati i problemi più imminenti, sanitari o di sostegno emotivo, quello che davvero manca è un piano per l’accoglienza coadiuvato dal Governo.
Infatti i profughi continuano a rimanere senza una dimora e nonostante le parole del sindaco Manfredi, che sperava di poter accogliere fra Napoli e provincia almeno 100.000 profughi, la crudele realtà è che anche i 2000 arrivati accertati non riescono ad ottenere un concreto aiuto oltre le prime necessità.
Ovviamente bisogna ricordare che una tragedia simile non si era vista dai tempi della seconda guerra mondiale, e non a caso lo stesso presidente della Campania De Luca ha parlato senza mezzi termini di ‘esodo biblico’.
Ma allora, cosa bisogna fare?
Purtroppo senza precise direttive dall’alto per ora si può solo contare sul proprio senso di umanità e responsabilità, cercando in tutti i modi di mettersi a disposizione da privati cittadini.
Fermo restando che non molti possono offrire ospitalità a lungo termine per problemi oggettivi, bisogna anche considerare che ogni cittadino napoletano o italiano può davvero offrire un aiuto concreto nel suo piccolo, a seconda delle sue effettive capacità.
In effetti fra gli aiuti richiesti dall’appello del sindaco di Napoli vi sono anche la mediazione culturale e il supporto psicologico, due perni fondamentali in questa situazione a cui molti non hanno tardato a rispondere.
Ovviamente chiunque avesse la possibilità di indirizzare i profughi ad un domicilio, qualunque esso sia, anche di un albergo o di una società religiosa, avrebbe, senza estremismi, salvato una vita.
Per chiunque potesse aiutare in qualsiasi modo, il link a cui rispondere è questo.
Ricordate: anche una semplice condivisione potrebbe far arrivare il messaggio a chi ha i mezzi al momento di salvare una vita affranta la cui unica colpa era non vivere dove siamo noi ora.
Gabriel Santomartino
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