Thatcher-ing Glasgow (le foto inedite 40 anni dopo)
Nel 1980 il francese Raymond Depardon impresse per sempre la working-class inglese con la sua macchina fotografica: decise di mostrare quegli scatti pieni di tragica tristezza solo quarant’anni dopo.
“Il borghese di Glasgow è estremamente discreto. Non sono persone che si mettono in mostra. Non si vede niente”.
Così descrive le sue impressioni il fotoreporter Raymond Depardon, vincitore del Premio Pulitzer nel 1977, famoso per aver lavorato spesso in zone di guerra. Parla della “borghesia di Glasgow” perché il Sunday Times Magazine gli aveva commissionato di fotografare proprio le zone e le persone più raffinate della città scozzese. Il compito, tuttavia, si rivelò da subito arduo: le foto scattate nei circoli di golf o nelle impressionanti proprietà vittoriane non funzionavano.
Così Depardon iniziò a girovagare da solo per le aree più povere di Glasgow, trovando un mondo completamente diverso, fatto di case abbandonate che aspettavano di essere demolite, alcolisti sparpagliati sul marciapiede e bambini piccoli che spingevano le carrozzine.
Ed erano principalmente loro, i bambini, a prenderlo e trascinarlo nel loro mondo con entusiasmo. Nonostante il fotografo conoscesse pochissimo l’inglese, loro non smettevano di parlargli, con calore e generosità. Nelle sue foto ci sono bambini che giocano insieme, dai volti vivaci, altri che masticano rotondi chewing-gum rosa, in contrasto con il grigiore della città.
Le foto descritte nell’articolo, insieme a tante altre, sono attualmente visibili sul sito dell’agenzia fotografica Magnum Photos.
Una delle immagini preferite di Depardon ritrae proprio un ragazzino, ma non si riesce a percepire la stessa gioia descritta poco prima: si vede, invece, tutto il dramma che sta per sconvolgere la società inglese di lì a poco. C’è questo bambino sulla destra, poggiato ad una serranda chiusa, che sta piangendo. Solo nel 2016 il fotografo, dopo aver rintracciato alcuni dei suoi soggetti, scoprirà che era perché la madre si trovava in ospedale.
Ma come mai queste foto così emblematiche sono rimaste inedite, chiuse in delle scatole, per oltre trent’anni?
Depardon disse di non aver fatto quello che il Sunday Times si aspettava: “Non avevo compiuto la mia missione di fare un 50/50 di ricchi e poveri”. Inoltre, immagini così crude e “naturalistiche” poco si addicevano, secondo lui, ad un giornale dell’epoca.
Così William Boyd, che ha curato una prefazione all’opera del fotografo francese, descrive quanto aveva visto a Glasgow nel 1980: “Eri consapevole di quanto fosse dura la vita degli abitanti di questi quartieri. Non era solo la manifesta decrepitezza delle abitazioni o la qualità diminuita delle merci nei negozi – vedevi la privazione e la disperazione incise nei volti dei giovani e dei vecchi.”
Le foto di Depardon ancora oggi sconvolgono e mostrano la durezza dei provvedimenti economici attuati da Margaret Thatcher a ridosso degli anni Ottanta. Con la vittoria alle elezioni l’anno prima che venissero scattate queste foto, la Lady di Ferro iniziò con una liberalizzazione del mercato che presto affossò le realtà più piccole e deboli.
Se da un lato, a lungo termine, queste manovre diedero buoni frutti migliorando l’economia del paese, dall’altro i costi che implicarono in termini umani furono altissimi: dall’aumento della disoccupazione, con la dissacrante distruzione del potere dei sindacati, fino alla chiusura di importanti industrie di carbone, che davano lavoro a migliaia di persone.
Le condizioni di vita già precarie della working-class inglese vennero annientate dalla disumana politica dell’allora Primo Ministro. E gli effetti sono ben visibili ancora oggi negli strati più poveri della popolazione.
Disperazione e fiera lotta si mescolano nei volti immortalati dal fotografo francese, che mostrò solo nel 2013 al Grand Palais di Parigi le sue immagini in una esposizione dal titolo Un dolce momento, accompagnata da un libricino di 68 foto dal titolo GLASGOW pubblicato nel 2016.
“Oggi, 40 anni dopo, queste foto hanno un certo interesse perché è una città che è scomparsa”, dice Depardon. L’impoverimento di Glasgow in quel periodo storico era cosa ben nota, ma queste foto, mostrate anni dopo, trascinano indietro anche quanti si ritrovano adesso in una Glasgow completamente diversa. Una città che, distrutta e affamata dalla politica della Thatcher, sembrava agli occhi del fotografo molto più simile alla Beirut devastata dalla guerra civile che ad una città del Nord Europa.
Adesso Depardon (che non è mai più tornato in Scozia da allora) vorrebbe allestire una mostra in città. Si è impegnato a donare le foto che ha scattato ad un museo di Glasgow, perché ormai, quei ritratti umani, sono parte del suo patrimonio e devono rimanere insieme monito per il futuro e promemoria di una storia fin troppo ricorrente.
Elena Di Girolamo
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