Dante, queer e arcobaleni testuali
Alla prospettiva dei gender studies non si lega la sola espressione di voci minoritarie nella storia della cultura, poiché l’obiettivo è di scardinare i canoni imposti e gerarchie che sembrano inesorabilmente consolidate.
L’innovazione del concetto “queer” che coinvolge la dimensione culturale dei testi, si aggancia a tali studi con tutta la sua schiera di immagini, temi e teorie aperti alla costante ridefinizione.
Il queer agisce in modo interdisciplinare ed attivo, procurando modificazioni nelle relazioni e nel modo di agire della società, fino a raggiungere la definizione di “imprevedibile”.
Oltre l’interesse della comunità LGBT, il termine sta ad indicare una focalizzazione sulla sessualità e su una realtà mutevole che fa della fluidità la propria chiave di lettura.
Se l’analisi di una tale realtà si slega da qualunque forma dispregiativa assunta nel Novecento, si può scorgere una duplice linea interpretativa di molti testi che si allontano dai canoni e dai binari eterosessuali per presentare piuttosto delle disarmonie coi disegni patriarcali, trovando compatibilità con qualcosa fino ad allora ritenuto intimo, inconfessabile.
A suscitare un enorme interesse in tale ambito è stata la figura di Dante per il giudizio dello stesso poeta sulla sodomia nelle letture del canto XV della cantica dell’Inferno e all’incontro con il suo maestro Brunetto Latini.
Lo studioso Mario Mieli pone certamente l’accento sul l’affetto che lega il poeta al suo maestro, identificando un rapporto di gran lunga simile a quello definito nell’antica Grecia erastès, per indicare la relazione tra l’uomo adulto e l’adolescente con impronta pedagogica e dai connotati erotici.
Inoltre la sodomia, presente nella Firenze di Dante, culmina con lo svenimento dopo una fase di turbamento. Nonostante ciò, l’atteggiamento nei confronti della sodomia non è di condanna, come ci si aspetta da parte del versante cattolico, ma soprattutto Dante affida a Brunetto il compito di predire la gloria futura.
A tali studi si accompagnano anche teorie che non trascurano l’introduzione del concetto della materialità del corpo e lo studio culturale della “struttura del sentimento” da parte di Raymond Williams che attribuisce importanza anche alla soggettività dell’interprete.
Un esempio di tolleranza che forse potrebbe essere accolto fino ai giorni nostri? Dante giudica per le opere commesse, non certo per la sessualità.
Ditelo in giro!
Alessandra De Paola
Copertina a cura della redattrice
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