Esperienze pre-morte: che cos’è la luce in fondo al tunnel?
Tutti abbiamo sentito parlare di esperienze di pre-morte, persone in coma o colpite da un infarto che tornano alla loro quotidianità raccontando di luci bianche in fondo ad oscure gallerie o visioni di pace inenarrabili.
Che si tratti di Dio, coscienza individuale, angeli custodi e chi più ne ha più ne metta, il fascino magnetico di queste esperienze risulta indubbio.
Ma quanto c’è di vero?
La cultura pop ci ha abituato a soluzioni letterarie molto simili riguardo le esperienze traumatiche. Chi non ha visto almeno una volta un film dove al protagonista morente viene data la possibilità di vedere i propri cari defunti e di decidere se seguirli o meno?
Sicuramente ad aumentare la fama e il fascino di questi eventi è la loro somiglianza anche in aree lontanissime fra loro, dove si ripetono coi medesimi schemi.
Ma quali sono queste caratteristiche ricorrenti?
Innanzitutto le persone sull’orlo della morte hanno un’istantanea sensazione di pace, un benessere a dir poco indescrivibile e vivono una curiosa sensazione di separazione dal proprio corpo.
A questo punto è comune il rimpianto per le emozioni non vissute a pieno nella propria vita ed ecco che si presenta il famoso tunnel di luce bianca, a volte accompagnato da suoni armoniosi, a volte ricolmo di un rasserenante silenzio.
Ovviamente nel corso dei secoli queste straordinarie esperienze sono sempre state legate a doppio filo col tentativo di dimostrare l’esistenza di un’altra vita dopo la morte, soprattutto nell’ambito della cultura cristiana.
In questo modo però l’intera tematica delle n.d.e. – near death experiences – viene troppo spesso limitata alla sola narrazione di conferma spirituale. Una narrazione certamente suggestiva e ancora oggi al centro di un interessante dibattito, ma limitante proprio perché non risponde alla domanda più ovvia.
Cosa succede nella nostra testa durante un’esperienza di pre-morte?
Solo arrivando ai giorni nostri si è potuto iniziare ad effettuare dei veri test medici per poter cercare di studiare a livello neurologico cosa capita in quei concitati momenti e le scoperte non sono tardate ad arrivare.
Queste ricerche hanno mostrato che nei momenti di maggiore stress nel cervello inizia ad aumentare un rilascio di sostanze che favoriscono la dissociazione, in una maniera molto simile a quanto succede per alcune sostanze stupefacenti.
Questa dissociazione avviene per calmare a livello psicofisico l’individuo da dolori e stress eccessivi. Avete presente quella curiosa sensazione in cui nei momenti di pericolo tutto sembra muoversi a rallentatore? Bene, ora sapete perchè accade.
E il tunnel di luce bianca, allora?
Ecco, su questo punto circolano numerose teorie ma la più autorevole è senza dubbio quella proposta dal CICAP, che ha dimostrato come nei momenti di shock cerebrale si attiva in maniera anomala la parte del cervello collegata alla visione, proiettando una luce bianca ai bordi del raggio visivo.
Una situazione molto simile si ripete anche per i piloti in alta quota quando, a seguito delle esercitazioni più movimentate, i conducenti riportano di aver avuto una visione offuscata per svariati secondi da una luminosissima luce bianca.
Ovviamente queste risposte non vogliono mettere a tacere il dibattito millenario sull’esistenza dell’aldilà, né potrebbero.
Si tratta piuttosto di fornire le risposte più accreditate ad un fenomeno molto interessante che ha tenuto la scienza e la fede col fiato sospeso per centinaia di secoli.
Inoltre il pensiero che in punto di morte il cervello si adoperi per farci godere i nostri ultimi momenti a mò di film proiettato ha un non so che di romantico.
Speriamo che per quel giorno il film che vedremo sarà valso il prezzo del biglietto.
Gabriel Santomartino
Fonte copertina Pixabay
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